In arabo credo voglia dire “L’Iraq è terra di pace”, e mai come oggi questa frase suona vera. Strana ma vera.
Pe merito di chi, superando ostacoli di ogni tipo, ha deciso di portare in quel Paese, martoriato da anni di guerre, teatro delle peggior atrocità che mai uomo abbia potuto commettere, un fortissimo messaggio di pace e unione tra gli uomini.
Jorge Bergoglio, questo è il suo nome.
Come sapete, non amo in modo particolare le gerarchie religiose, quella cattolica men che meno, ma quando vedo Papa Francesco e seguo quello che fa, plaudo alle sue doti pastorali. Perché da laico dico che lui fa quello che deve fare: il Papa. La figura di riferimento della cristianità nel mondo deve, a mio parere, portare ovunque messaggi di pace, e lui lo fa. Oggi lo ha fatto in una terra talmente ostile da ospitare uomini che hanno pensato bene di ammazzare cristiani solo perché sono cristiani, che hanno bruciato le chiese, sfregiato le immagini religiose, e forse molte altre nefandezze che mai sapremo.
E lui che fa? Invece di tuonare dal comodo scranno di Roma contro la blasfemia, si fa portare lì, incontra i vertici civili e religiosi del posto, recita l’Angelus da lì, benedice una statua della Madonna che è stata vandalizzata tempo fa e dice messa, come se fosse in un posto normale. Durante la messa ho ascoltato le letture il lingua araba, quella lingua che noi conosciamo quasi solo per le urla deliranti dei terroristi, ma che oggi è servita a messaggi di pace davvero profondissimi.
Ma quello, per la fede cristiana, non è un posto “normale”, è uno dei luoghi più pericolosi del pianeta, l’unico dove il Papa sia stato convinto ad usare un’auto blindata, dove i cristiani sono circa 700.000 su poco meno di 40.000.0000 di musulmani, dove ancora oggi mancano diritti civili minimali soprattutto per le donne.
E lui, davanti ad una platea di persone per la maggior parte non cristiane, dirige una funzione religiosa che ha il sapore di un messaggio politico e sociale fortissimo, che non servirà a scardinare il terrorismo, che non convincerà il governo a cambiare rotta ma che almeno lascerà un segnale profondo di fratellanza e di pace.
I suoi incontri di questi giorni, le viste a Mosul, l’incontro con l’Ayatollah Ali Al Sistani sono messaggi potentissimi, lasciati da un Uomo claudicante, in evidente difficoltà nel muoversi, ma che ha ben chiara la sua missione di Capo Supremo della Chiesa Cattolica.
Ho profondamente ammirato quello che il Papa ha fatto in questo viaggio certamente difficile, dove il Covid diventa poco più di una barzelletta rispetto al resto, rispetto alla tremenda guerra fatta contro Daesh, e davanti a tutte le nefandezze commesse in quell’area.
Lo ammiro profondamente.
Mario Bizzoccoli
Questo è essere Papa, Uomo, Cristiano, Ecumenico. Lo ammirano i non credenti, non cristiani, non capitalisti … lui è un Sì, totale, unico. Lui è il vicario vero di quell’altro annunciatore , nato in una stalla e morto in croce per troppo Amore, per fortuna Risorto, anche se non lo si vuole credere, perché se ne parla sempre, anche per bestemmiarlo. E Francesco va , ad amare per fare amare.