464 pagine, quasi 200 articoli.
E’ il DL “Rilancio”, che è uscito oggi in bozza e che sto leggendo com una certa ammirazione per chi è riuscito a mettere lì dentro una marea di cose delle quali faccio fatica a vedere che collegamento abbiano con la ripresa economica di cui questo Paese ha davvero bisogno.
Visto che il DL (a differenza dei precedenti DPCM) dovrà fare il passaggio parlamentare, aspetto ancora un po’ per darvi il mio inutile e non richiesto parere, e allora nel frattempo mi abbandono al populismo, quello che crede alla qualunque solo per poter far sentire la propria voce.
Detto che credo che qualunque Governo avrebbe fatto più o meno gli stessi disastri di questo, nel governare una situazione così difficile, insolita, drammatica, delirante e altro, questi ci sono e questi si beccano anche le critiche.
La prima cosa che mi viene da dire è che davvero non capisco perché un Ministro non possa cedere ad un po’ di emozione; è già successo, ma io credo che tra le due situazioni ci siano differenze sostanziali. Provo a spiegare il mio punto di vista: il Ministro Fornero si è commossa quando ha annunciato provvedimenti davvero durissimi sulla vita dei lavoratori, ma non certo sulla sua, di vite. Quindi mi viene da dire che quelle lacrime sono state del tutto fuori luogo, almeno per me. Il ministro Bellanova, a parte il fatto che il suo provvedimento non è contro nessuno, ma al limite è a favore di qualcuno, non è certo una che abbia sempre vissuto nella bambagia (come probabilmente Elsa Fornero), ma ha vissuto in prima persona il caporalato, il lavoro nei campi, le durissime trattative sindacali in epoche non sospette; per questi motivi penso che condannare le sue lacrime sia perlomeno ingeneroso. Io spero solo che quella parte del nuovo DL serva davvero a combattere il lavoro nero, non solo nei campi ma anche in molte case di chi si scandalizza per gli immigrati, ma poi magari ne ha un paio di servizio, ovviamente in nero. Guardate, non difendo la Bellanova perché non ne ha bisogno, ho letto alcune cose su di lei e penso di poter dire che, pur essendo una figura non proprio adatta a fare il Ministro, almeno sa di cosa sta parlando, mentre altri colleghi di Governo non sanno nemmeno quello.
Quello che ha commosso la Bellanova è l’Articolo 110bis del DL di cui stiamo parlando, io leggerei con attenzione prima di sparare giudici.
Detto ciò, mi piacerebbe fare alcune domande agli estensori di questo decreto legge, le metto in fila senza una logica, se non quella di lasciare spazio agli esperti di economia e finanza per le cose importanti e dedicarmi ai dettagli.
Articolo 1: nelle more di 2000 righe di parole inutili, si prospetta la possibilità che, da maggio a dicembre del fantastico 2020, le Autorità Sanitarie Regionali possano avvalersi della collaborazione di “infermieri di famiglia o di comunità” figura assolutamente nuova nel panorama nazionale. Questi professionisti dovrebbero “potenziare sul territorio la presa in carico dei pazienti Sars-Cov-2 anche supportando le Unità speciali di continuità assistenziale e i servizi offerti dalle cure primarie, possono, in relazione ai modelli organizzativi regionali, utilizzare forme di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata e continuativa, con decorrenza dal 15 maggio 2020 e fino al 31 dicembre 2020, con infermieri che non si trovino in costanza di rapporto di lavoro subordinato con strutture sanitarie e socio-sanitarie pubbliche e private accreditate, in numero non superiore a otto unità infermieristiche ogni 50.000 abitanti. Per le attività assistenziali svolte è riconosciuto agli infermieri un compenso lordo di 30 euro ad ora, inclusivo degli oneri riflessi, per un monte ore settimanale massimo di 35 ore“. I meccanici della mia officina guadagnano di più, e hanno un contratto definitivo. L’idea di per sé potrebbe anche essere valida, ma ci sarebbe un piccolo problema di risorse e di durata dell’attività. (ho copiato il testo dal comma 5 dell’articolo 1).
Adesso scateno il putiferio riportando il testo dell’articolo 7:” Il Ministero della salute, nell’ambito dei compiti di cui all’articolo 47-ter del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300 e, in particolare, delle funzioni relative a indirizzi generali e di coordinamento in materia di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione delle malattie, nonché di programmazione tecnico sanitaria di rilievo nazionale e indirizzo, coordinamento, monitoraggio dell’attività tecnico sanitaria regionale, può trattare, ai sensi dell’articolo 2- sexies, comma 2, lettera v), del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 e nel rispetto del Regolamento UE 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 aprile 2016, dati personali, anche relativi alla salute degli assistiti, raccolti nei sistemi informativi del Servizio sanitario nazionale, nonché dati reddituali riferiti all’interessato e al suo nucleo familiare per lo sviluppo di metodologie predittive dell’evoluzione del fabbisogno di salute della popolazione, secondo le modalità di cui al decreto del Ministro della salute 7 dicembre 2016, n. 262.”
Quindi, se non ho capito male, i dati sanitari e non solo dei cittadini possono essere trattati dalle ASL in sostanziale deroga alle normative vigenti in materia di privacy, e francamente qualcuno dovrebbe spiegarmi la relazione che ci può essere tra Sars-Cov-2 il reddito delle persone. Ma forse è per questo che non sono Ministro
Salto di parecchie pagine per arrivare ad una delle cose più misteriose che abbia trovato nel DL, e cioè l’Articolo 205 “misure per incentivare la mobilità ecosostenibile” Non mi dilungo su tutto l’articolo, molto lungo e dettagliato, ma vado dritto al punto: ” In particolare, ai residenti maggiorenni nei capoluoghi di Regione, nelle Città metropolitane, nei capoluoghi di Provincia ovvero nei Comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti è riconosciuto un “buono mobilità”, pari al 60 per cento della spesa sostenuta e comunque non superiore a euro 500, a partire dal 4 maggio 2020 (data di entrata in vigore del d.P.C.M. 26 aprile 2020) e fino al 31 dicembre 2020, per l’acquisto di biciclette, anche a pedalata assistita, nonché di veicoli per la mobilità personale a propulsione prevalentemente elettrica, quali segway, hoverboard, monopattini e monowheel ovvero per l’utilizzo dei servizi di mobilità condivisa a uso individuale esclusi quelli mediante autovetture. Tale “buono mobilità” può essere richiesto per una sola volta ed esclusivamente per una delle destinazioni d’uso previste. Al riguardo, si prevede lo stanziamento di ulteriori 50 milioni di euro per l’anno 2020, per un totale di 120 milioni di euro per tale annualità (…..) inoltre, tale buono può essere impiegato anche per l’acquisto di veicoli per la mobilità personale a propulsione prevalentemente elettrica quali segway, hoverboard, monopattini e monowheel.”
Credetemi, non arrivo a capire: cioè, per limitare i danni di una pandemia, per evitare contatti stretti tra le persone, si promuovono incentivi per comprare monopattini e quelle altre diavolerie scritte lì? Ma sul serio? E quale sarebbe il vantaggio di questa roba? Giuro, mi sfugge.
Art.209-bis “Interventi urgenti per il ripristino e la messa in sicurezza della tratta autostradale A24 e A25 a seguito degli eventi sismici del 2009, 2016 e 2017).” Qui non commento nemmeno, perché il legame con Sars-Cov-2 è talmente evidente che non c’è nulla da dire ( forse). Cioè, in un DL di questa portata, legato strettamente ad una ben precisa emergenza, si inserisce un articolo (e soldi) per il ripristino peraltro doveroso di opere pubbliche danneggiate da terremoti di 11, 4, e 3 anni fa? Sul serio? Sì, sul serio.
Ci sono, come ho già detto prima, una marea di altri provvedimenti che meriterebbero commenti, molti hanno anche una intrinseca positività, ma ci sono tecnicismi che lascio a chi è più esperto di me dei singoli temi.
A fianco di questo DL, ci sono però le decisioni (o meglio, le idee) che riguardano quelle che si potrà fare o no nel prossimo futuro, e qui ci sarebbe davvero da ridere se non fosse tutto molto tragico.
Partiamo dalla necessità di far ripartire le imprese, soprattutto quelle piccole e piccolissime, bar, ristoranti, pub, palestre, parrucchieri, centri estetici, studi professionali, studi medici e chi più ne ha più ne metta. Qui l’analisi è molto semplice: due mesi di chiusura per attività di questo tipo sono la morte. Se poi quando riapri devi mettere in campo le necessarie procedure di sanificazione e il fatto che potrai servire forse la metà dei clienti di prima, viene il dubbio che chi ha scritto questa roba non vada mai al ristorante. Perché, usando questo come esempio, se devo mantenere uno spazio vitale di 16 mq per cliente, obbligare le persone a non avere contatti perché in mezzo c’è il plexiglass, ma come posso pensare di tenere in piedi un’attività di questo tipo spendendo di più e guadagnando di meno? Domanda legittima? Temo di sì, e ho amici ristoratori o esercenti di bar che non riapriranno lunedì prossimo. E dopo che faranno?
Aerei, treni e pullman pieni per la metà, e anche questi con obblighi di sanificazione continua e costosa: ma quanto potranno rimanere in piedi?
Spiagge: ombrelloni lontani 4 metri, possibilità di stare sotto lo stesso ombrellone solo se si è dello stesso nucleo familiare, bambini incatenati (perché altrimenti chi li tiene), il tutto ovviamente solo all’interno dei propri confini regionali: e chi ci va in vacanza a queste condizioni? E, soprattutto, ma come si può pensare ad una ripresa? Poi chi controlla la “liceità” di una coppia che arriva in spiaggia? Chi chiede i documenti per verificare se sono o meno conviventi? Che risposte possono aspettarsi?
Potrei ovviamente continuare su questi esempi, ma preferisco aspettare che sia davvero tutto definito per poi dire il mio parere (che però vira decisamente verso il negativo), e prima di salutarvi faccio solo qualche nota più generale sulla gestione dell’emergenza.
Una in particolare: dopo poco tempo dall’inizio della pandemia, il Governo decise che ci voleva “un uomo solo al comando” per la gestione delle gare d’appalto centralizzate, per dare una spinta positiva e velocizzare le procedure arcaiche, farraginose e spesso inutili che affliggono la nostra nazione da molto tempo prima del Sars-Cov-2. Dal cilindro del Presidente Conte esce il nome di Domenico Arcuri, 56 anni, nativo di Melito Porto Salvo, amministratore delegato di Invitalia, uno dei manager di Stato più in vista degli ultimi anni.
Bene, Arcuri si presenta e viene presentato come una specie di salvatore della patria, con quel suo tono arrogante e sprezzante, mai un sorriso, mai un afflato di comprensione, solo fredda determinazione. Peccato però che sia forse quello che più di tutti ha clamorosamente fallito il suo compito, che peraltro avrebbe dovuto conoscere piuttosto bene. Dopo due mesi di conferenze stampa, non ha cavato un ragno dal buco, anzi se possibile ha combinato guai enormi, basti pensare alla questione mascherine che, ancora oggi, sono praticamente introvabili, tantomeno a quel ridicolo prezzo di 0,50€. E’ stato talmente avventato nelle sue dichiarazioni che è riuscito a far incazzare anche la pacifica categoria dei farmacisti che, peraltro, sono stati dimenticati tra le figure di prima linea, e questo non solo da Arcuri.
Ma le sue responsabilità sono state molto al di là delle mascherine, perché non c’è stata chiarezza sui respiratori, non c’è stata chiarezza sui tamponi e adesso c’è la perla finale: la gara per l’acquisto dei reagenti per gli esami in biologia molecolare parte adesso, a metà maggio. E fino adesso a che cosa ha pensato Arcuri? Questa gara andava fatta a marzo, perché adesso avremmo la disponibilità di quei reagenti, che non sono nemmeno semplicissimi da fare e da immettere sul mercato. Fare la gara adesso significa (bene che vada) aggiudicare a giugno e avere i rifornimenti a luglio, che mi pare sia un po’ tardi.
Dimissioni, subito.
A risentirci dopo il varo definitivo del DL, a meno di altre sorprese!!