Data importante oggi, per chi ha memoria della nostra storia recente: il 9 maggio del 1978 veniva trovato il cadavere di Aldo Moro in via Caetani a Roma. Apoteosi del periodo funesto delle brigatismo rosso nel nostro paese; era anche la data in cui veniva assassinato dalla mafia Peppino Impastato, eroe piccolo piccolo dei cento passi contro la mafia e i mafiosi. All’epoca avevo 18 anni, mi interessavo di politica, cercavo di capire, con meno mezzi di oggi, quali fossero le strategie, le idee, le motivazioni sia dei brigatisti che dei mafiosi; lavoro inutile, perché non c’erano e non ci potevano essere spiegazioni logiche credibili dietro quelle attività criminali. Oggi, tanti anni dopo, raccogliamo alcune perle che vanno sottolineate: la prima è il silenzio nefasto di una buona fetta della nostra politica che pare aver dimenticato Aldo Moro e di aver “fatto pace” con l’idea che la mafia comunque c’è e ci sarà anche domani, quindi che c’è da ricordare? Bene, io trovo le due idee assolutamente agghiaccianti, ma nel nulla cosmico del nostro attuale panorama politico ci può stare anche questo.
La seconda cosa, per me degna di nota è il post attribuito alle Sardine dove i due omicidi di cui sopra sono entrambi attribuiti alla mafia: complimenti davvero, se stavate zitti anche oggi meglio per tutti, ma soprattutto per voi, perché una figuraccia del genere è davvero cosmica. Onestamente, non ho mai capito bene chi siano le sardine e cosa vogliano, ma oggi ho capito che un po’ capre sono, almeno quello (o quelli) che hanno scritto una simile idiozia.
Poi, sempre perché non ci facciamo mancare nulla, ha campeggiato su molti siti, profili e altro una foto dell’ingresso della Bill Gates Foundation dove qualche simpaticone aveva aggiunto una scritta “Center for global human population reducation.” A parte lo strafalcione del traduttore (reducation in inglese non esiste, e rieducazione è tradotto con reeducation), ho letto decine di commenti semplicemente ridicoli su Bill Gates, la sua fondazione, il “suo” vaccino (??) e molte altre cretinate del genere. Siccome stasera sono in vena di domande, ne faccio solo due: 1) ma vi pare che sul muro della Fondazione ci possa essere un errore del genere in inglese? 2) e più importante: ma vi pare che se fosse vero che vogliono “rieducare” il mondo lo scriverebbero all’ingresso?
Fatevi un paio di domande, prima di urlare alla luna, magari serve.
Veniamo in Italia con un po’ di pensieri in libertà su due Ministri, perché ci sono delle belle robe da dire.
Il primo di cui vi voglio parlare è Alfonso Bonafede, che siede al Ministero di Giustizia (per fortuna che dal nome del Ministero è stato tolto “di grazia”, perché ci sarebbe stato da ridere). Costui, arrivato lì dopo le notti magiche passate a fare il dj, da un po’ ci delizia con errori di valutazione colossali, con l’evidenza di non conoscere il suo mestiere (quello di adesso) e di non conoscere le leggi dello Stato Italiano. Ultima questione, certamente molto grave, è quella delle scarcerazioni dal 41bis di personalità di spicco della malavita nazionale. Qui ci sono, tanto per cambiare, numeri molto diversi perché qualcuno dice che sono solo 4 altri che sono 300: a me ne basterebbe uno. Ma come sembra andata la vicenda? Pare che all’inizio della pandemia il Ministro DJ abbia emanato una circolare chiedendo al DAP (dipartimento amministrazione penitenziaria, che dipende da lui) di verificare lo stato di salute dei carcerati in funzione della pandemia in corso. Essendo Ministro dal 1 giugno 2018, magari era ora che facesse una richiesta del genere. Il solerte ufficio del DAP chiede a tutti i dirigenti carcerari italiani di verificare, dimenticando però di far notare che il provvedimento ministeriale dovrebbe riguardare solo i detenuti per reati di minore entità che debbano scontare ancora 18 mesi di carcere, chiedendo invece notizie su tutti i detenuti che abbiano compiuto 70 anni. Il DAP è ufficio del Ministero di Giustizia, giova ricordare. Bene, a questo punto si scatenano gli avvocati di molti detenuti al 41bis, ottenendo con la solita serie di cavilli e interpretazioni più o meno sensate la scarcerazione di alcuni (ripeto che il numero varia da 3 a 300) incalliti mafiosi e camorristi che, per me, in carcere sono e dovrebbero stare fino al richiamo del Buon Dio. Ma il ministro è impegnato nella difficile gestione delle accuse di Di Matteo, che ha avuto un vuoto di memoria di due anni, svelando (tanto per cambiare in tv) retroscena davvero inquietanti sulla presunta nomina all’Antimafia. Oggi Di Matteo è nel CSM, quindi ha un diretto rapporto con il Presidente della Repubblica: ma perché se aveva qualcosa di così grave da dire non lo ha fatto, come si dice in gergo, nelle sedi opportune? Bene, essendo il Ministro impegnato a discutere con Di Matteo (peraltro suo dipendente, se non sbaglio), si lascia scappare qualcuno dal carcere e adesso cerca di mettere una pezza che sembra peggiore del buco con un decreto legge fatto in pochissimo tempo che dovrebbe riportare in carcere quelli che sono appena usciti e che, sapendo di questo decreto, resteranno a casa ad aspettare le Forze dell’ordine ed essere ricondotti alle loro celle. Ma si può?
Visto che tutto questo accade nella struttura che Bonafede dirige, mi pare che sia abbastanza giusto chiederne le dimissioni, che non ci saranno (le poltrone al ministero di via Arenula sono comodissime) e non passerà nemmeno la richiesta di sfiducia in Parlamento perché il rischio per il Governo è davvero altissimo. A meno che non ci pensi Renzi a fare l’ennesimo casino. Siamo messi male.
Poi c’è il Ministro Bellanova che lancia un’idea che fa discutere: visto che in campagna mancano 600.000 braccianti, dovremmo regolarizzare i 600.000 stranieri irregolari clandestini che ogni anno si muovono in Italia per raccogliere frutta e verdura. Se non si fa così, mele e asparagi marciranno nei campi, con danni inimmaginabili alla nostra agricoltura, la mancanza di prodotti alimentari al consumo e l’inevitabile aumento dei prodotti ai mercati e quindi per il consumatore finale. In questa lunga e contorta frase, ci sono talmente tante cose di cui discutere che è davvero difficile sapere da dove partire.
Provo. Allora, se ogni anno 600.000 irregolari clandestini lavorano (ovviamente in nero) in Italia, ma perché nessuno finora ha fatto nulla in merito? Mi pare di ricordare che il Governo Renzi emanò una legge contro il caporalato, ma se siamo ancora messi così vuole dire che quella legge o non è mai entrata in funzione o non funziona proprio. Altra questione: ma questi 600.000 adesso dove sono? Che fanno? Chi li controlla? In che mani sono finiti? A me sembrano domande legittime, e non perché il salvinismo abbia contagiato la mia mente, ma perché mi pare che sarebbe doveroso sapere che fine hanno fatto. Quindi sono anni che tutti tolleriamo una situazione di schiavismo evidente, ma alla fine i pomodori li mangiamo e quindi è molto, troppo comodo, girarsi dall’altra parte e pensare al campionato di calcio. Poi c’è il tema, appunto, del caporalato, una delle piaghe peggiori del nostro Paese e sul quale nessuno, ma proprio nessuno ha fatto nulla, nemmeno i paladini del “padroni a casa nostra”. Questi sono delinquenti comuni che, con sistemi molto ben oliati e con connivenze terrificanti, sfruttano senza remore altri uomini e donne che forse sognavano una vita almeno dignitosa e che invece si trovano, bene che vada, a vivere in tende e a raccogliere pomodori per una paga da fame. Spesso ci lasciano la pelle, ma noi siamo girati a guardare il Campionato di calcio o a indignarci perché non riapre il parrucchiere. Ovviamente, usciamo di casa per comprare zucchine, asparagi, pesche e mele: chi pensate la raccolga quella roba lì? Abbiamo tutti visto lo schifo dello slum di Foggia, e voglio dirvi che non c’è bisogno di andare fino lì, perché di situazioni simili è pieno il Paese e nessuno, davvero nessuno, ha mai fatto nulla per questo tema che ci riguarda tutti, anche chi non vuole vedere. Sta di fatto che la frutta e la verdura non aspettano, o qualcuno raccoglie o tutto marcisce nei campi e allora il prezzo sale vertiginosamente e, senza ombra di dubbio, nessun osservatorio o task force si occuperà di capire chi specula su chi, chi si arricchisce sulle spalle dei commercianti o degli agricoltori onesti. Il tema posto dalla Bellanova è serio, perché mi ha l’aria di una specie di condono fiscale: visto che tanto nessun italiano vuole fare quel mestiere, rendiamo trasparente la presenza di questi immigrati con la regolarizzazione. Io francamente non so dirvi se questo sia giusto o no, non so se porterà con sé immigrazione incontrollata per i ricongiungimenti familiari, davvero non lo so.
Ci sono due temi che trovo davvero importanti e che vorrei trovassero soluzione: i lavori di agricoltura nessuno li vuole fare, ma qualcuno li deve fare. Chi? La questione sollevata è davvero impressionante perché ci sono 600.000 persone che lavorano senza nessuna tutela, che non si sa da dove vengano e dove vadano fuori stagione, che arricchiscono vermi senza scrupoli (con il dovuto rispetto per i vermi) e che fanno un lavoro davvero massacrante. Va bene così? Per me no.
In questi giorni, poi, ho letto davvero di tutto su questa questione, con schieramenti contrapposti che però non guardano al sodo della questione, ma ne fanno un ragionamento meramente politico per vedere chi raccoglie più voti. La più simpatica è quella che dice più o meno: “Ministro Bellanova, invece di regolarizzare gli stranieri, perché non offre il lavoro nei campi agli italiani disoccupati?” e qui davvero credo si tocchino vette altissime di ignoranza. Da quando è il Ministro che “offre” lavoro? Signori, se qualcuno vuole, basta che prenda la bici, la macchina, la moto, il drone, o quello che vuole, si presenti in una fattoria e chieda di lavorare, tutto qui. Ma c’è il reddito di cittadinanza e ci sono gli altri che devono fare le cose, mica io. Poi dalle mie parti si dice che “la tera lee basa” che credo si capisca bene. Ma allora vi faccio una domanda: se non vogliamo quei 600.000 poveretti , chi ci va in campagna a raccogliere frutta e verdura?