Sono talmente tante lo cose da dire che diventa difficile trovare un filo conduttore, ma ci provo lo stesso e, come sempre, mi limito ad alcuni spunti che non hanno pretese particolari, ma solo un modo per condividere i pensieri con chi ha la pazienza di leggermi.
Allora, cominciamo con il lockdown, la fine del lockdown, il cambiamento del lockdown e annessi di ogni tipo.
Adesso siamo nella fase “ma quando arriva il 4 maggio”, nella speranza che quella sia la data del tana-liberi-tutti. Io non ne sarei così sicuro per motivi diversi tra di loro, che provo ad elencare in maniera sommaria:
- i dati epidemiologici non stanno migliorando secondo quello che (credo) molti si attendessero, perché ci sono ancora molti contagiati e, aumentando il numero di tamponi, è abbastanza probabile che questo numero aumenti.
- trovo molta confusione nelle dichiarazioni di tutti i “decisori”, anche perché mi pare che non abbiano bel chiara la road map sia della gestione sanitaria di oggi sia della gestione della cosiddetta Fase 2, i cui contorni sono ancora molti sfumati.
- i dati economici mondiali e italiani ci portano a prevedere che più si va avanti con le chiusure, più saranno grandi le difficoltà del dopo
- le Regioni premono per ragionare in modo diverso, vorrebbero ripartire, ma non è chiaro come….
Ci sono dati epidemiologici del tutto discordanti tra di loro: solo per fare un esempio, tutto il Lazio conta meno vittime della provincia di Modena, ci sono regioni a contagio zero, ce ne sono altre dove invece il virus colpisce duro anche oggi: dove sta la logica? A me francamente sfugge, ma mi sfugge anche la logica di alcune scelte che si stanno facendo.
Già quattro giorni fa dicevo che non mi convinceva il fatto di tutte queste “teste pensanti” chiamate a vario titolo al capezzale dell’Italia: non passa nemmeno un giorno che nasce un ‘altra Task Force, questa volta fatta solo di donne, che potrebbe anche essere un dato molto positivo, ma stento a capire come tutte queste autorità di vario tipo possano poi coordinarsi tra loro e con il Governo per portare a casa risultati tangibili che, ad oggi, latitano parecchio.
Ripeto tre cose che trovo assolutamente fondamentali: la prima è che da troppi giorni si parla di sostegno al sistema produttivo e, ad oggi, mi pare che non ce ne sia traccia alcuna. Le aziende hanno i cosiddetti “costi fissi”, non possono aspettare i comodi di qualcuno perché senza entrate le uscite fanno molto male. Parlare meno e fare di più non sarebbe una brutta cosa.
Poi c’è, cogente, il tema degli autonomi, di tutta quella serie di persone che fanno gli artigiani, hanno negozi e attività familiari, ristoranti, bar, e molto altro: ogni giorno di chiusura è mortale per le loro attività e io già sento molti che probabilmente non riapriranno più, con un danno difficilmente calcolabile oggi.
Poi c’è un altro tema delicatissimo, quello dei prezzi dei beni al consumo: io non so voi, ma quando mi capita di fare la spesa in questi giorni ho la nettissima sensazione che i prezzi di molti beni di prima necessità stiano crescendo in maniera anomala. Magari una task force su questo non guasterebbe…
E parlando di acquisti, c’è una cosa che mi incuriosisce e che spero qualcuno mi possa spiegare: nei supermercati (almeno qui) ci sono alcuni reparti in cui i prodotti non possono essere acquistati, primi tra tutti gli oggetti di cartoleria e i piccoli elettrodomestici, tanto per fare un paio di esempi. Ma nello stesso tempo vengono riaperte le cartolerie: dov’è la logica? In Conad non posso comprare i quaderni, e per andare in cartoleria quale concetto di urgenza posso trovare? Perché per giustificare la riapertura della silvicoltura l’ineffabile Avvocato Conte tira in ballo la “necessità di fare legna per approvvigionarsi di combustibile” all’inizio della primavera, quando i camini li spegniamo? Chi mi spiega la logica, ammesso che ce ne sia una? Io credo che la riapertura per Codici Ateco (qualche amico ha scoperto solo oggi di averne uno) sia tendenzialmente sbagliata, perché lascia scoperti alcuni settori che potrebbero lavorare senza grossi problemi mentre ne apre altri sulla cui utilità ho seri dubbi.
Che sia il momento di pensare ad aperture per zone geografiche, cercando comunque di limitare gli spostamenti tra zone diverse? Ma qualcuno ci sta pensando? Spero di sì ma temo di no.
Mi viene quasi da pensare che questa situazione, figlia di qualcosa di assolutamente anomalo come Covid19, stia lasciando nel panico e nell’improvvisazione anche il nostro Governo, al netto del fatto che non credo ci siano statisti in Italia che avrebbero potuto fare meglio. Ma rimane che stiamo percorrendo davvero una brutta china, lungo la quale le scuse di oggi della Presidente Von der Lejen appaiono quasi offensive: se siamo in Europa (e ci siamo) invece delle scuse, perché non arrivano quegli aiuti concreti che già dovrebbero essere a disposizione non solo dell’Italia? Che state aspettando? E soprattutto, PERCHE’ aspettare?
Buonanotte