Passato un mese più o meno dall’inizio, almeno per me, di questo incubo, c’è un tema del quale vi voglio parlare, un tema che guarda al futuro perché prima o poi un futuro ci sarà.
Il tema è legato strettamente alla crisi economica e sociale che già adesso è piuttosto evidente ma che diventerà sempre più forte quando si tenterà di ripartire leccandosi le ferite di questo momento davvero strano e speriamo irripetibile. Partiamo dall’inizio: ad un certo punto, prima al Nord e poi in tutto il Paese, si è arrivati alla conclusione che l’unica arma contro Covid19 era il cosiddetto “lockdown” cioè la chiusura di quasi tutte le attività produttive e il “restiamo a casa” per tutti o quasi. Ovviamente questo comporta che ci sono centinaia di attività e di professionisti che oggi sono a reddito zero, che magari vivono più o meno bene grazie a quello che hanno messo da parte prima, ma non sono certo risorse infinite e nemmeno vale per tutti. Quindi c’è necessità di forte sostegno da parte dello Stato perché, senza quel sostegno, si rischia che molti non riescano proprio a ripartire e, quindi, a sopravvivere decentemente. Bene, il nostro Presidente del Consiglio qualche giorno fa ha annunciato che è stato varato un piano straordinario da 400.000.0000.0000 € a sostegno delle imprese, che potranno andare in banca a chiedere denaro con prestiti garantiti dallo Stato. Bene, evviva, perfetto. No.
No perché in realtà il nostro Primo Ministro, a cui auguro lunga e sana vita, una malattia ce l’ha: l’annuncite. Ogni tanto se ne esce con quella faccia rassicurante e benevola per dirci che ci sono pronti soldi, decreti, aiuti e altre cose e che “ne usciremo insieme più forti di prima”, o che “ci aspetta un grande futuro degno di quel grande Paese che è l’Italia” e bla bla bla. Io francamente lo ascolto ormai malvolentieri perché gli annunci senza sostanza mi infastidiscono. Rimanendo al tema della valangata di miliardi di cui sopra, ad oggi non ci sono notizie, se non che il decreto dovrà essere portato in Parlamento e in Senato, poi dovrà essere firmato dal Presidente della Repubblica, poi pubblicato in Gazzetta Ufficiale, al netto di un accordo con la UE sullo sforamento necessario del tetto del debito pubblico. Quindi, in sostanza, ad oggi non c’è nulla. Non era meglio aspettare e fare una conferenza stampa nel momento in cui tutto questo fosse già arrivato al dunque? Secondo me sì, secondo Casalino probabilmente no. Ma ha ragione lui, perché io combatto tutti i giorni al lavoro e lui sguazza a Palazzo Chigi. Sia detto senza invidia, sentimento che non mi appartiene: bravo.
Però c’è una cosa, legata in qualche modo a quello che ho scritto finora e che un Governo dovrebbe fare subito, anzi dovrebbe aver già fatto. Tutti noi sappiamo che in questo periodo maledetto si fatica a trovare molti prodotti, anche banali come il lievito di birra o l’alcool. Ho avuto la sensazione che molti prezzi anche di beni di prima necessità siano saliti in modo davvero preoccupante: quindi la mia umile ed inutile proposta al Governo sarebbe quella di incrementare in modo logaritmico i controlli sui prezzi delle filiere produttive, sui prezzi dei prodotti alimentari, ma anche sugli altri prezzi perché non ha senso che non si facciano controlli pesanti su molti prodotti che poi serviranno a tutti anche domani. Dobbiamo tenere presente che domani, quando si penserà alla riapertura, ci saranno molti di noi che avranno poche risorse economiche, che non potranno comprare quello che necessita loro per vivere, e che non si potranno permettere queste cose a maggior ragione se i prezzi saliranno in maniera incontrollata. Parlo dei professionisti, degli agenti di commercio, dei cassaintegrati, di chi ha perso e sta per perdere il lavoro e di tanti altri: se i prezzi saliranno come stanno facendo, come faranno quelli che avranno un potere d’acquisto sempre più limitato a mandare avanti le loro famiglie? Le mie sono domande di chi semplicemente si guarda attorno e vede una realtà non certo rosea per il nostro futuro. Spero che qualcuno di quelli che stanno governando questa crisi abbia già pensato a questi problemi che non credo siano secondari.
Quindi, meno annunci e più fatti concreti, almeno spero.