Stasera vi riporto uno scambio di opinioni tra Operatori della Sanità che conosco personalmente e di cui conosco la serietà e le capacità.
Antonio Pignatiello (che lavora in sanità come esperto di comunicazione anche per colpa mia, e spero non me ne voglia) scrive un post:
“Questo mio post è sicuramente impopolare per cui so già che da molti sarà criticato. Pazienza. Preferisco la libertà di pensiero.
Condivido questa foto dell’Espresso perché credo che restituisca meglio il senso della livida, ripeto, livida realtà, andando oltre i numeri sparati a mitraglia ad ogni ora. Da 13 anni lavoro (in futuro chissà, anche e a me piacerebbe continuare questa esperienza entusiasmante) per, con, la sanità modenese ed ho imparato, anche prima di questa tragedia ad apprezzare, sul piano umano e professionale, chi vi lavora. Con molti di loro sono diventato amico: medici, infermieri, tecnici, autisti, 118 …. e anche in questi giorni ci sentiamo spesso.
Fatta questa premessa che esce dal profondo del cuore, aggiungo però che sono un po’ nauseato dalla santificazione in atto, dalle foto che rappresentano il mondo della salute come se fosse fatto da eroi, quasi fossimo in un videogioco in cui il dolore e la morte sono virtuali. Farlo, a mio parere, è profondamente sbagliato. Sono persone, persone straordinarie ma persone con le paure e le ansie di ogni essere umano. Non possiamo delegare a degli eroi un compito che appartiene alla responsabilità di tutta la comunità. Loro stanno facendo la loro parte, peraltro alla grande, ma senza il nostro contributo – comportamenti corretti in primis – anche i loro sacrifici saranno stati in gran parte vani. Alcuni di questi eroi, in altre province, sono già caduti e al loro funerale purtroppo non poteva esserci nessuno. Una cosa terribile.
Se vi piace continuate a chiamarli eroi, ma a salvarci non saranno Achille, Ettore o Superman, ma le persone, con le loro competenze e con il loro libero arbitrio: ognuno di noi può fare qualcosa per rendere meno livida questa terribile realtà che stiamo vivendo. Il futuro come ha scritto magistralmente Simone Weil è già dentro di noi.” citando un articolo de l’Espresso che parla di questo tema così scottante in questi giorni.
Tra i primi a commentare l’amico dott. Giovanni Partesotti, uno degli oncologi più preparati e seri che io conosca, che dice:
“Bravo Antonio.Niente di impopolare. Solo la realtà di un aspetto sanitario ma anche spirituale con la nota difficoltà dei familiari ad avere notizie dei loro malati e la disperazione di non poterli assistere e accompagnare. È questa l’unica malattia nella quale non si riesce ad esprimere e regalare affetto ai propri cari. Un grazie a tutti quelli che dall’ospedale fanno avere notizie ai familiari.”
E segue poi il commento di Vianella Agostinelli, Direttore Direzione Professioni Sanitarie della Ausl di Modena:
“Riesci sempre a sollecitare riflessioni profonde ed autentiche e anche x questo ti ringrazio. Fino a ieri le stesse persone che oggi si chiamano eroi venivano aggredite nei nostri servizi… che succederà domani, quando tutto questo sarà un lontano ricordo? Siamo professionisti al servizio della salute della collettività e del Bene comune, ieri, oggi e anche domani….
Platone diceva “Cercando il bene comune, troviamo il nostro” credo sia proprio così. Grazie di cuore”
Ci sono altri commenti, ma non conosco gli autori per cui mi fermo qui.
Bene, condivido ogni singola parola. Loro sono professionisti, oltre che miei amici e so bene quello che fanno, ogni santo giorno per tutti noi; hanno professionalità da vendere, combattono battaglie contro nemici interni alle loro organizzazioni che molti di noi non conoscono nemmeno, ma che ci sono, ve lo posso garantire.
Conosco tanti, tantissimi operatori della Sanità (maiuscolo dovuto e sentito) e non ho mai avuto a che fare con persone impreparate o scortesi, mai. Sono stato fortunato? Può darsi, ma in più occasioni e in più città ho visto molta, moltissima professionalità e serietà.
Io me lo ricordo, e voi?
Grazie ad Antonio, Vianella e Giovanni e grazie a tutti i Colleghi.