Ho aspettato la fine delle votazioni per dirvi la mia sulla questione referendum di oggi.
Ho votato, dopo aver a lungo cercato di capire di cosa si stava parlando, cercando di togliere ogni possibile emotività (ecologista da una parte e sindacalista dall’altra), ma confesso che non ha capito benissimo per che cosa eravamo chiamati a votare, perché si tratta di una questione tecnica complessa e molto settoriale, almeno secondo me. E dubito che molti altri, tranne ovviamente gli addetti al settore, abbiano ben chiare le ragioni delle due parti in causa.
Ci sono, però, alcune considerazioni politiche e di costume che vorrei fare.
La prima è datata circa due mesi fa, quando comparve il becero “trivella tua sorella”, da me già commentato come uno dei modi peggiori di fare advertising su un argomento come questo: frase densa di sessismo, quello becero e volgare che pervade troppo spesso le pagine dei giornali, i siti internet e tutti i mezzi di comunicazione. Quando poi è uscita la vignetta dove c’era una ragazza china a 90° con dietro un uomo, e sotto la stessa scritta, mi è parso chiaro che stavamo veramente superando il segno. E questa è una nota di costume, nulla più.
La seconda considerazione che mi viene da fare è sull’indicazione che è venuta da alte cariche dello Stato di non andare a votare: errore madornale, mancanza di senso dello Stato e precedente pericolosissimo. Se poi non si vota in altre occasioni, non vi lamentate perché un pochino ve la siete voluta. Ho trovato le dichiarazioni di Renzi e Napolitano assolutamente fuori luogo, perché un Uomo dello Stato non può e non deve invitare i propri concittadini a “non votare” e a farlo oltretutto a campagna elettorale chiusa. Qui non è un problema di reati, ma di buon senso e di buon gusto politico.
Al Capo del Governo attribuisco anche la grande colpa di non aver voluto accorpare il referendum alle elezioni prossime del 5 giugno (data peraltro pessima, bastava guardare il calendario per capirlo) ancora meno capisco la giustificazione: “se accorpavano, c’era il rischio di arrivare al quorum”, cosa che mi fa rizzare i capelli in testa, e io ne ho tanti, di capelli. Anche perché in questo modo abbiamo votato oggi, votiamo il 5 giugno, votiamo ai ballottaggi il 18 giugno e poi a ottobre votiamo il referendum sulla riforma costituzionale. A occhio e croce, poco meno di un miliardo di euro (!!) spesi in un anno per le elezioni. Ci si fanno 5 ospedali di alto livello, con quei soldi.
Torno però sul tema del referendum che è andato male oggi. Ho detto sopra che si tratta di un quesito tecnico, molto particolare, che ho letto un po’ di tutto, ma vi garantisco che non sono poi così sicuro di aver capito e votato bene, vista la particolarità del tema. E allora mi viene da dire che se ho delegato delle persone a rappresentarmi in Parlamento, non è pensabile che su un tema così particolare siano loro a chiedere a me cosa si deve fare, sarebbe come se un dentista chiedesse istruzioni al paziente…. In realtà quello che è successo oggi, con annessi e connessi, ha poco a che vedere con il petrolio o il gas naturale, ma io leggo solo una pessima pagina di politica nazionale che, ancora una volta, ha espresso il peggio di sé.
Certo, perché quando poi un Deputato scrive un tweet dove dice “ciaone” a chi è andato a votare, siamo veramente arrivati alla fine.