Ciò che sta accadendo nel vicino Oriente è fonte di gravi preoccupazioni, perché si tratta di una crisi, quello turco-russa, che s’innesta su una crisi, quella siriana e kurda, che, a sua volta, s’innesta sulla crisi ISIS ed Iraq. E’ un sistema di scatole cinesi, ognuna esplosiva, che è difficile da capire e quasi impossibile da maneggiare. Se poi ci aggiungiamo il caos libico e Boko Haram in Africa (vedi l’attacco terroristico di Bamako, in Mali), mezzo mondo è in sommovimento.
Tutti i nodi del Medio Oriente stanno arrivando al pettine, ma il pettine non si sa chi ce l’ha in mano. E’ un pettine bollente. Cerchiamo di capirci qualcosa.
La Russia è tornata prepotentemente sulla scena internazionale, prima con l’incorporazione della Crimea, poi con la questione dell’autodeterminazione delle regioni orientali russofone dell’Ucraina. Dopo l’abbattimento dell’aereo russo nel Sinai rivendicato dagli jadhisti, Putin ha deciso d’intervenire contro l’Isis, anche per salvare il suo alleato Assad, in Siria. I missili russi sparati dalla flotta nel Mar Caspio ed i raid dei cacciabombardieri russi si sono aggiunti ai droni americani. Da ieri, anche i cacciabombardieri inglesi a Cipro partecipano a questa allegra brigata.
Uno di questi aerei russi in missione di guerra viola lo spazio aereo turco e viene abbattuto dai Turchi, L’incidente è gravissimo e scatena una serie di conseguenze. La Russia non può permettersi di accusare il colpo senza reagire e, pur non minacciando una guerra, accusa la Turchia di essere un Paese guidato da una banda di lestofanti (Erdogan e la sua famiglia) che lucra sul petrolio contrabbandato dall’Isis.
La Turchia, ovviamente, nega tutto ed accusa la Russia di violazione del suo spazio aereo (il che è vero) e di diffusione di menzogne sulla famiglia Erdogan (il che è meno vero). La Turchia è un Paese NATO e, ovviamente, tutti i Paesi membri, USA in testa, sostengono che sono accuse false. Ma le rilevazioni satellitari, che sono neutrali, dimostrano che i Russi hanno ragione. Un’ennesima brutta figura ed un gran pasticcio turco, perché Erdogan, che mangia i Kurdi a pranzo e a cena, ha un figlio primogenito che è il presidente d’una compagnia petrolifera, ha un genero che è il Ministro per l’Energia e tutta la famiglia è in affari, sporchi, come dicono i Russi, che li accusano di doppio gioco.
In effetti, la Turchia, “pilastro” della Nato, è in mezzo al guado. Che il governo Erdogan sia un governo di famiglia, non stupisce più di tanto. Siamo avvezzi a cose ben peggiori. Ma che la Turchia, membro della Nato che fa la faccia feroce con l’Isis, compri il petrolio dall’Isis, finanziandolo, non è cosa molto carina.
Inoltre, la frontiera turco siriana è come un velo di gruviera. Ci passano tutti, contrabbandieri, prostitute, foreign fighters europei, terroristi fuggiaschi ricercati in tutta Europa e riparati in Siria, petrolio a cortei di autobotti (12 Km di autobotti, confessava recentemente Prodi ad un intervistatore, ripresi da un rilevatore satellitare).
Anche la Turchia fa la guerra all’Isis nella martoriata Siria ma, guarda caso, bombarda i peshmerga kurdi, che sono gli unici che la guerra la fanno davvero, a terra, con le loro fanterie e che, recentemente, hanno ricevuto in dono dagli Stati Uniti dodicimila tonnellate di armamenti. Sembra logico chiedersi a che gioco giochi la Turchia.
Molti osservatori occidentali sostengono che l’obiettivo di Erdogan è quello di abbattere Assad (in questo d’accordo con gli Usa) e in tal modo, d’impadronirsi di pezzi di Siria, tornando ad incombere sul Libano, già invaso a suo tempo dai Siriani, per eliminare gli Hetzbollah di fede iraniana. Così la Turchia potrebbe contrastare direttamente l’Iran e diventare il pezzo forte in Medio Oriente.
Però, ci sono i Kurdi, gente disgraziata che ha il difetto di non avere una patria, divisi a suo tempo dalle potenze occidentali fra Iraq, Siria e Turchia. Ora, nello sfacelo iraqeno, si sono ritagliati una fetta di territorio a nord, un’altra se la stanno combattendo in Siria e poiché sono gli unici che combattono, potrebbero avere in premio, finalmente, un Kurdistan tutto loro, il che darebbe enormemente fastidio ad Erdogan, che li vede come il fumo negli occhi.
Un Kurdistan, poi, significherebbe rivedere tutte le frontiere artificiose disegnate dagli Occidentali dopo lo sfacelo dell’Impero turco, alla fine della 1° guerra mondiale, il che preoccupa un po’ tutti. Rotto il principio, ad esempio, cosa potrebbe accadere in Africa?
Ora, Putin minaccia gravi sanzioni tra cui il blocco energetico e la fine dell’esportazioni agricole turche in Russia. Ma non si fermerà qui ed è probabile un appoggio più deciso ai Kurdi. Nel frattempo, con buona pace della NATO, si profila un’alleanza anglo-russo-francese contro l’Isis, come quando la Francia invasa e l’Inghilterra isolata si allearono con Stalin contro Hitler. E l’America? L’America è sempre più lontana come l’Unione europea è sempre più inutile.
L’unica puntura di spillo a Putin viene dall’entrata del Montenegro nella Nato. Putin promette fuoco e fiamme perché il Montenegro, chissà perché, è convinto che sia roba sua. Sono ortodossi, scrivono in cirillico e sono quattro gatti. Di qualcuno devono essere satelliti e Mosca è troppo lontana. Ma questa è una crisi da operetta. Le cose serie sono altrove, alle frontiere russo-turche e turco-siriane, tra lo Zar ed il Sultano.
Ma torniamo a noi. Noi sì che abbiamo problemi! Ventotto sedute comuni per eleggere tre giudici della Corte costituzionale! Ma perché il Parlamento non si mette da parte e lascia che i giudici siano nominati in un altro modo?
Poi, mancano ancora due Commissari alla Consob. Il Parlamento non si mette d’accordo da due anni. Ah, se avessimo anche noi un confine con la Siria! Con il petrolio di contrabbando si sistemerebbe tutto.
Roma, 4 dicembre 2015