Non guardo quasi mai la TV, perché la trovo ormai devastata da programmi senza senso o da scimmie urlatrici (con tutto il rispetto dovuto ai primati), ma stasera ho fatto un’eccezione.
Vedo, per puro caso, che Rai3 stasera trasmette “Sulla mia pelle”, il film che narra le vicende dell’arresto e della morte di Stefano Cucchi.
Faccio una premessa necessaria e doverosa: quello che scriverò da qui in poi NON è contro le Forze dell’Ordine, anzi. Perché puntare il dito (ammesso che io abbia la facoltà di farlo) contro alcuni non significa condannare tutti, ma anzi rende ancora più significativo e importante quello che fanno gli altri Donne e Uomini delle Forze dell’Ordine. Io sto con loro, anche quando si parla di questi episodi.
Stefano Cucchi era un drogato
Stefano Cucchi era un epilettico
Stefano Cucchi era uno sbandato
Stefano Cucchi era uno di quelli che non vorresti come vicino di casa.
Forse Stefano Cucchi era anche molte altre cose.
Viene arrestato il 15 ottobre 2009 quando, assieme ad un amico, sta seduto in auto a fumare una sigaretta; ma purtroppo per lui i Carabinieri che eseguono l’arresto lo trovano in possesso di sostanze stupefacenti. Viene arrestato e sballottato tra alcune stazioni di Carabinieri come se nessuno volesse prendere in carico quella questione. Poi, viene portato in una stanza (presumibilmente una sala interrogatorio) alla presenza di tre Uomini dell’Arma: Francesco Tedesco, Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro. I nomi sono arcinoti, non credo di violare alcune segreto scrivendoli qui. Gli ultimi due, racconterà poi il Tedesco, pestano brutalmente Cucchi, credo per fargli confessare il nome del suo fornitore di stupefacenti. Probabilmente Stefano non parla, e loro pestano senza pietà.
Il film parte dal momento dell’arresto e arriva fino al momento della morte di Stefano, che avviene il 22 ottobre, dopo 7 giorni di dolore e di assoluta indifferenza da parte di tutti.
Io non voglio entrare in futili discussioni sulla parte processuale (solo per inciso: tre processi, più di 100 udienze e ad oggi ancora nessuna verità definitiva); quello che mi ha profondamente colpito nella ricostruzione del film è il muro di gomma del silenzio, dell’indifferenza, della connivenza silenziosa di tuti quelli che, in quei 7 giorni d’inferno, hanno visto, visitato, curato (?) Stefano Cucchi, senza mai preoccuparsi della verità, ma soprattutto cercando di evitare problemi. “Io questo arresto non l’ho fatto, scrivilo che non voglio casini”, “sei arrivato qui da me che già stavi così, lo scriviamo e lo firmi perché non ne voglio sapere”, e via di questo passo.
Sorvolo anche sui miseri tentativi di depistaggio delle indagini, sulle colossali bugie raccontate, sulle connivenze di tanti: smascherati dalla verità processuale che ha visto e vede protagonista la Procura di Roma che, caparbiamente, cerca di scavare per trovare le verità negate.
A partire dal giudice dell’udienza preliminare che non degna di uno sguardo l’imputato e chiude tutto in pochi istanti: Stefano ammette la sua colpa per la detenzione, ma si dichiara innocente per lo spaccio. Ma a quel giudice sbrigativo e assente nulla importa, nemmeno del modo affaticato di parlare di Stefano (non è solo la ricostruzione del film, dopo la Sciarelli ha trasmesso anche l’audio originale dell’udienza)
Perché, vedete non ci possiamo lavare la coscienza dicendo che “era un drogato”, perché in uno stato di diritto una cosa del genere non deve succedere a nessuno, sia perché il Diritto è di tutti sia perché basterebbe un po’ di buon senso per dire quello che sto scrivendo io. E non mi basta nemmeno dire “a me non sarebbe successo”, perché magari non succede per droga, ma un arresto non è poi una cosa così strana, in un Paese ormai profondamente manettaro e giustizialista come questo.
Io credo che si debba pretendere che a tutti sia garantito un doveroso rispetto delle regole, in ogni situazione e in maniera del tutto indipendente da quello che fai nella tua vita. Sì, anche se sei un drogato.
Stefano Cucchi era un drogato
Stefano Cucchi era un epilettico
Stefano Cucchi era uno sbandato
Stefano Cucchi era uno di quelli che non vorresti come vicino di casa.
Forse Stefano Cucchi era anche molte altre cose.
Stefano Cucchi non doveva morire così.
Solo per cronaca: nel 2009 si sono registrati 172 decessi nelle carceri, senza i suicidi.