Allora, a quanto pare oggi si dovrebbe essere chiusa la vicenda di Alberto Stasi, con la sua definitiva condanna a 16 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata.
Come sempre ho fatto e sempre farò, non mi esprimo sul merito dei fatti perché per poter dire qualcosa si dovrebbe conoscerli nel dettaglio , e così non è per quasi nessuno di quelli che hanno detto di tutto, ritrattato di tutto, esaminato plastici della villetta, e bla bla di questo tenore.
Ora la Cassazione che, detto per inciso, non interviene sul “merito” dei processi, ma sul “metodo” ha detto basta: Alberto Stasi è colpevole e deve stare in carcere per 16 lunghi anni.
Adesso si scatenerà la moviola tra innocentisti e colpevolisti, tra i dietrologi della psicopatologia della provincia, del disattamento dei giovani, delle foto porno (ma chi le ha veramente viste?) e tutto il resto.
Cioè, si scatenerà per l’ennesima volta la macchina del “buco della serratura”, dello spiare la vita altrui, del dolore ridotto a immagine televisiva, e nulla più.
L’unica cosa sensata che ho sentito oggi in tv è stata la pacata dichiarazione della mamma della vittima che ha detto che questa vicenda ha rovinato due vite, quella di sua figlia e quella di Stasi.
Ecco, se fossimo capaci di fermarci qui non sarebbe male.