Tranquilli, non ammazzo nessuno, ho solo usato un perfido modo di dire per introdurre quello che sto per scrivere e per attirare un po’ di attenzione, ovviamente non su di me, non merito tanto.
Partiamo da un dato di fatto incontrovertibile: il Governo Conte non c’è più. E con il governo Conte spariscono dalla scena politica alcuni personaggi assurti alle cronache proprio perché fanno parte di un partito (perché di questo si tratta) che ha cavalcato le peggiori onde qualunquistiche del momento, raccogliendo personaggi un po’ ovunque, come se governare fosse una roba alla portata di chiunque.
Ma qualcuno (per me anche troppi) questi qui li hanno votati, e loro hanno furbescamente stretto prima un accordo di governo con la peggior destra del dopoguerra, salvo poi saltabeccare allegramente con la peggior sinistra del dopoguerra. Bravi, ma bravi bravi bravi.
Tra di loro c’è un personaggio che a me fa quasi tenerezza, che ha fatto (dice lui) il Ministro della Repubblica e che oggi, conscio del fatto che rischia di tornare nel nulla da cui è venuto, scrive un post davvero tenero nella sua semantica; oggi un caro amico me lo gira e io vorrei analizzare con voi alcuni passi di questa fenomenologia freudiana.
Il personaggio è Danilo Toninelli, un grande della satira politica.
Allora, partiamo dall’incipit del post (chissà se Toninelli sa cosa sia un incipit): “Non ci vengano a chiedere di votare Mario Draghi. Abbiamo fatto di tutto. Perfino annientarci negli uffici a lavorare pur di dare una una mano a chi ne aveva bisogno . Questo per noi è stato governare l’Italia.” Partiamo dalla fine, dove il nostro ha ragione: “è stato” e non sarà in futuro, almeno io spero. Ma la frase centrale, quella che rischia davvero di farmi scappare una lacrima è quella nella quale io mi immagino lui e i suoi accoliti annientati dal lavoro: per forza, non avendo mai fatto una cippa prima, è ovvio che anche solo firmare un decreto sia uno sforzo immane. Danilo, qui fuori c’è gente che si fa un mazzo tanto da una vita, sveglia!! Poi mi chiedo perché qualcuno dovrebbe chiedervi di votare Draghi: è ovvio che non lo farete, ma mi pare che nessuno ve lo abbia chiesto.
Andiamo avanti: “Lo abbiamo fatto avendo contro tutto il sistema organizzato di potere. Lo abbiamo fatto pur sapendo che stavamo perdendo consenso. Orgogliosi del fatto che per noi gli italiani sono prima di tutto persone, non solo elettori. E anche questa volta rimarremo seri e responsabili. Ma non ci vengano a chieder di votare Mario Draghi”. A parte la reiterata questione del voto a Mario Draghi, mi pare di poter dire che la maestra di Danilo (ammesso che ne abbia avuto una) si sia dimenticata di insegnargli che esistono anche le virgole, oltre i punti, ma su questo possiamo anche glissare con eleganza (chissà se sa cosa vuole dire “glissare”). Se sapevate che stavate perdendo consenso, magari era meglio uscire dal tunnel del Brennero e fare qualcosa di costruttivo, o no? Siete stati capaci di esaltarvi dal balcone di Palazzo Chigi e poco altro, Danilo. Eddai, su…
“Noi siamo un movimento fatto di cittadini volenterosi e onesti entrati nelle istituzioni per far sentire la voce della gente dentro i palazzi del potere. Non siamo l’establishment e non possiamo votare l’establishment” L’unica cosa che mi sento di dire è che in quei palazzi ci stavate proprio bene, alla faccia delle foto farlocche in autobus o delle penose riprese sul monopattino contrabbandato come un panacea per tutti i mali (qui le domande sono addirittura due: panacea e establishment)
Il resto poco conta, a parte la nota finale in cui dice che i due Matteo sono entrambi dei flagelli, divisi solo dal partito di appartenenza: ma con chi avete governato, Danilo? Con Paperino e Minnie? Mi pare di no….
A me sto ragazzo fa un po’ tenerezza (poca), quasi quasi gli cerco un lavoro per domani. Però prima gli lascio finire il tunnel del Brennero.
Ciao Ciao Danilo, sei stato una fonte di ispirazione ineludibile.
Adesso avete capito il titolo?