Ieri io ci ho provato, ma ovviamente era inutile.
Subito dopo l’incidente di Bari, ho postato su Facebook gli indirizzi dei punti in cui si poteva donare sangue per i feriti, specificando una umile e semplice preghiera: aspettiamo un paio di giorni per fare polemiche.
Ovviamente, ma non avevo la pretesa di essere un vate, non sono stato ascoltato e, da subito, fiumi di polemiche, rimpallo di accuse, e il Sud che non funziona, e Del Rio che non capisce niente, e Renzi che ci va a fare lì, e avanti senza tregua, mentre i soccorritori ( veri eroi come sempre) lavoravano senza sosta per cercare i superstiti o i morti di questa tragedia.
Tutti esperti di treni, di doppio binario, di investimenti, subito dopo essere stati esperti di terrorismo, poi di calcio, poi di finanza, adesso tutti esperti di treni. Io non so come si fa a gestire il traffico ferroviario, non ne ho la più pallida idea; istintivamente il treno non mi è mai piaciuto, non saprei perché, ma oggi non mi diletto a dire chi abbia sbagliato e perché, non sono la persona giusta (come la stragrande maggioranza di voi lì fuori). Ci saranno indagini, se ne parlerà per mesi, a settembre avremo sicuramente qualche collegamento strappalacrime dalla D’Urso e l’immancabile plastico di Vespa, magari qualche dichiarazione fuori luogo di Salvini, tutto come al solito, insomma.
Poi ci sono i giornalisti: ho molti amici tra di loro, e francamente non li capisco. Anche stamattina collegamenti dalla zona del disastro, dotte dissertazioni sulle “scarpe da tennis appartenute forse ad un ferito oppure ad una vittima”, ma dai, credevo che fossero i saldi dei negozi di Corato!! Poi, la solita frase :”Scusate, ma ci dobbiamo spostare, perché qui i Vigili del Fuoco stanno lavorando ancora tra le lamiere”, come se fossero i Vigili a dare fastidio, non voi sciacalli che cercate il sangue, l’orrore che vende pagine di giornale e click sulle pagine on line. Io resto sempre disgustato dalle descrizioni e dalle domande del tipo “Cosa ha sentito quando è successo l’incidente?”, oppure l’immancabile “Come si sente adesso?”, o la cinica “Viaggiava da solo?”. Francamente, un modo di fare cronaca che nulla aggiunge, se non il senso di schifo per dettagli che non dovrebbero essere nemmeno raccontati, perché raccontare delle scarpe da tennis è ledere il diritto sacrosanto al silenzio che è l’unica medicina contro il dolore terribile che i nostri conterranei stanno provando.
Poi, naturalmente, poco o nulla si dice di due cose positive ( ammesso che qualcosa possa essere positivo in queste tragedie): la macchina dei soccorsi che, davanti ad un disastro di questa portata, ha funzionato (pare) benissimo, macchina fatta di donne e uomini che si sono messi, in silenzio, al lavoro, un lavoro che io e molti altri non potremmo nemmeno immaginare di fare, perché non oso pensare cosa voglia dire scavare in quel mucchio enorme di rottami, e farlo per ore, sotto un sole cocente, con la certezza che prima o poi troverai qualcosa che non vorresti mai trovare. A loro un grazie di cuore, a tutti quelli che da ore stanno lì perché è il loro dovere, e lo fanno con una abnegazione che noi satrapi della critica non sappiamo nemmeno dove sia. perché questi qui, Vigili del Fuoco, Protezione Civile, Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Ferroviaria, volontari, rischiano la vita per salvare la nostra. Proviamo a non dimenticarlo mai.
Altro aspetto che mi ha colpito, ma forse nemmeno tanto, è la corsa che mi pare ci sia stata alla donazione del sangue, con file piuttosto corpose negli ospedali della zona, ma non mi stupisce perché conosco la generosità media dei pugliesi, forse un po’ inclini al melodramma, ma pronti a fare qualcosa, quello che si può fare. Il Sud che mi piace, e che spiazza Salvini. A tutti loro i miei complimenti, siete Italiani di cui andare orgogliosi.
Intanto, per oggi, mi limito a questo.
R.I.P.