Nei giorni scorsi ho postato una foto di spazzatura a Roma, con la didascalia “Virginia, dove sei?”, e in privato mi sono arrivati rimbrotti del tipo “è appena arrivata”, “lasciatela lavorare”, “Giachetti era peggio” e via di questo passo.
Vorrei essere molto chiaro: se ti esponi come personaggio pubblico, se sei il primo sindaco donna della capitale, se sei un sindaco giovanissimo alla guida della Città Eterna, ti devi aspettare ben altra ironia oltre a quella che può uscire dal mio misero blog. Ma mi pare di poter dire che i 5stelle, in media, sono poco inclini allo spirito e all’ironia, tesi come sono a dimostrare la loro diversità dalla vecchia politica. E infatti sono diversi, propongono piani operativi diversi, prendono decisioni diverse, ma quando lo fanno?
Sono passati già parecchi giorni dalle elezioni, la Raggi ha stravinto, ma ad oggi non ci sono tracce della Giunta, e le nomine e che finora sono uscite mi pare abbiano suscitato parecchie critiche, compresa quella gossippara sul suo fidanzato vero o presunto. Vi confesso che a me poco importa se sono fidanzati o meno, sono fatti loro: questo qui è bravo o no? Perché se è bravo, quello che fa la sera quando esce dal Campidoglio sono fatti suoi, se invece è lì in ragione di fatti sentimentali del primo cittadino, allora mi dovete spiegare la differenza con “quelli di prima”.
Come ho già scritto, mi sono letto il programma di Virginia Raggi: bello, in molte parti condivisibile, in altre piuttosto fumoso (come tutti i programmi elettorali), ma poco chiaro su un punto fondamentale: i soldi per fare tutta quella roba lì dove li trova? Perché questo è il nodo fondamentale di tutte le questioni.
Per ora, ho visto le solite visite istituzionali, più o meno sensate, poche dichiarazioni pubbliche che avrebbe fatto anche mio nipote di dieci anni, come “Il bene vince sempre sul male” al funerale di Bud Spencer oppure “La cultura a Roma è rimasta un po’ schiacciata in questi anni” al Teatro Argentina ieri sera. A parte che il bene che vince sempre lo vede solo lei, e che la cultura “un po’ schiacciata” pure, mi pare che si potesse dire di meglio e di più, ma è giovane, inesperta e ancora poco dentro le cose romane (intendo quelle del Campidoglio) anche se mi pare abbia fatto già il consigliere per alcuni anni all’opposizione. Poi, ancora più difficili da capire due dichiarazioni dei giorni scorsi.
- i vertici delle partecipate rimarranno al loro posto e riferiranno con report giornalieri e settimanali sulle decisioni prese.
- faremo di Roma il primo Comune aperto alle decisioni dei cittadini, attraverso la condivisione sui social media e in altri modi (quali??) di tutto quello che accade in Comune.
Sul primo punto, credo che se uno se ne vuole andare forse è meglio se non lo fermi, anche perché questa decisione di farli rimanere contrasta con la voce più comune dei votanti 5stelle che hanno detto “meglio se vanno via, hanno finito di rubare”: come la spieghi questa roba qui? Poi: report giornalieri? Quante sono le partecipate del Comune? 20? 30? E lei leggerebbe 20 o 30 report al giorno? Per favore, chi ha lavorato come me nelle aziende strutturate sa bene che questo è assolutamente inutile.
Sul secondo punto, vorrei dire al Sindaco che i romani, in media, hanno poco interesse a capire cosa succede lì dentro, a loro interessa vedere finalmente la città che rinasce, i rifiuti che scompaiono, gli zingari che non razzolano nei bidoni, gli autobus che funzionano, le metro e i treni che circolano, le code delle auto diminuire, le strade decenti, non condividere su un social che leggeranno in duecento (forse) le beghe interne del Comune.
Lo ripeto: in bocca al lupo, Virginia, a te e a tutti noi.
PS: avesse vinto Roberto, avrei detto le stesse cose anche a lui, statene certi.