Questa campagna elettorale sembra programmata per deficienti.
Nessuno propone cose nuove, tutti vogliono abolire qualcosa. Forse hanno capito che agli Italiani non piacciono le riforme, che possono complicare la vita ma che non la migliorano. Allora smantelliamo tutto. L’idea di smantellare piace di più, perché il sistema è talmente ingarbugliato che, ormai, tutto è diventato difficile.
Ovviamente, nessuno si preoccupa del costo delle presunte riforme. Qualcuno l’ha calcolato in circa 200 miliardi, con buona pace del debito pubblico. Ma, si sa, le cifre sono ostiche al politico e poiché chi paga è sempre Pantalone, chi se ne frega. L’importante è fare scena, apparire in TV, che i giornali parlino di chi le spara più grosse. Tanto, il popolo è beota.
Tutti (i politici) si preoccupano del domani. Chi vincerà? Dopo tanti pensamenti hanno fatto una legge elettorale che non è né carne né pesce. Diciamolo pure: è uno schifo. Attenti a non consumare olio di gomito, sulla padella ci hanno messo di tutto, le quote, numeriche e rosa, il maggioritario, il proporzionale, i nominati, i sicuri e i mandati allo sbando.
Alla fiera del mercato corrono tutti. Diecimila candidati solo con 5Stelle, 89 simboli depositati. Un successo d’immagine. È un mercato che tira. Con il lavoro che manca, le elezioni nazionali sono come un concorso alle scuole.
Nonostante i loro accorgimenti, tutti sanno che la legge elettorale avrà come frutto un aborto. È difficile che qualcuno riesca a raggiungere la maggioranza per governare. Secondo me, l’hanno fatto apposta, così si potrà inciuciare a lungo. Se vincesse qualcuno, sarebbe una iattura. Infatti:
• se vincesse il PD, ipotesi peraltro piuttosto aleatoria, con l’aria che tira nel partito, avremmo un governo “trascinato” e piuttosto opaco. A chi tocca, a Gentiloni o a Calenda? Non certo a Renzi.
• se vincesse il centro-destra, le spaccature continuerebbero come per il passato. Tra Lupi, Fitto, Cesa, Berlusconi e Salvini non corre buon sangue. Forse ne scorrerebbe di cattivo.
• se vincesse 5Stelle, che non vuole fare i patti con nessuno, sarebbe una iattura. Morirebbero di solitudine, come la Raggi.
L’idea dominante è che nessuno, però, raggiunga l’auspicata maggioranza. Così, si aprirebbe il mercato dei secondari. Infatti, il correttivo ci sarebbe: i transfughi. Oltre 200 parlamentari nell’ultima legislatura hanno cambiato casacca e burattini.
5Stelle (mai con il centro-destra e mai con il PD) strizza l’occhio a Grasso e D’Alema che, però, non si pronunciano. Prima, devono vedere quanto contano. La pensata brillante di De Maio è: noi faremo delle proposte e andremo d’accordo con chi ci sta. Poniamo che il PD o Forza Italia siano d’accordo. Faranno il governo con loro? Ma allora è tutta una buffonata.
Se il pericolo è 5Stelle e non ci sono maggioranze, si ripropone un connubio Renzi – Berlusconi. E ci starebbero Salvini e la Meloni? Non credo. Forse la “quarta gamba” che, però, è un po’ cortina.
In conclusione, più le sparano grosse, più l’inconsistenza cresce. Sullo schermo appaiono vecchi fantasmi, alcuni, anche sgrammaticati, e le nuove speranze. Sono tutti affamati. Quello che dicono, in realtà, non conta nulla.
Facciamo un esempio. A Roma le sinistre sono unite nel nome di Zingaretti, a Milano, invece, divise. Il ragionamento dei d’alemiani è che, a Milano, il popolo della sinistra vuole ritrovarsi a sinistra, quella di Grasso, mentre, a Roma, il discorso noi vale. Misteri della politica che il buon Fassina ha cercato di spiegare, in buona fede, ma senza convincere nessuno.
Renzi è convinto che il PD avrà la maggioranza assoluta, che i pronostici sono fasulli e che solo la competenza (dei suoi) vincerà. Forse ha ragione, ma dovrebbe spiegarci quali competenze professionali hanno i vari Lotti, Boschi, Madia, se non addirittura se stesso. È fuor di dubbio che, se non si sa, se non si è lavorato neppure un giorno, non ci sono preclusioni, Le sharmutte
(di Stelio W. Venceslai)
Questa campagna elettorale sembra programmata per deficienti.
Nessuno propone cose nuove, tutti vogliono abolire qualcosa. Forse hanno capito che agli Italiani non piacciono le riforme, che possono complicare la vita ma che non la migliorano. Allora smantelliamo tutto. L’idea di smantellare piace di più, perché il sistema è talmente ingarbugliato che, ormai, tutto è diventato difficile.
Ovviamente, nessuno si preoccupa del costo delle presunte riforme. Qualcuno l’ha calcolato in circa 200 miliardi, con buona pace del debito pubblico. Ma, si sa, le cifre sono ostiche al politico e poiché chi paga è sempre Pantalone, chi se ne frega. L’importante è fare scena, apparire in TV, che i giornali parlino di chi le spara più grosse. Tanto, il popolo è beota.
Tutti (i politici) si preoccupano del domani. Chi vincerà? Dopo tanti pensamenti hanno fatto una legge elettorale che non è né carne né pesce. Diciamolo pure: è uno schifo. Attenti a non consumare olio di gomito, sulla padella ci hanno messo di tutto, le quote, numeriche e rosa, il maggioritario, il proporzionale, i nominati, i sicuri e i mandati allo sbando.
Alla fiera del mercato corrono tutti. Diecimila candidati solo con 5Stelle, 89 simboli depositati. Un successo d’immagine. È un mercato che tira. Con il lavoro che manca, le elezioni nazionali sono come un concorso alle scuole.
Nonostante i loro accorgimenti, tutti sanno che la legge elettorale avrà come frutto un aborto. È difficile che qualcuno riesca a raggiungere la maggioranza per governare. Secondo me, l’hanno fatto apposta, così si potrà inciuciare a lungo. Se vincesse qualcuno, sarebbe una iattura. Infatti:
• se vincesse il PD, ipotesi peraltro piuttosto aleatoria, con l’aria che tira nel partito, avremmo un governo “trascinato” e piuttosto opaco. A chi tocca, a Gentiloni o a Calenda? Non certo a Renzi.
• se vincesse il centro-destra, le spaccature continuerebbero come per il passato. Tra Lupi, Fitto, Cesa, Berlusconi e Salvini non corre buon sangue. Forse ne scorrerebbe di cattivo.
• se vincesse 5Stelle, che non vuole fare i patti con nessuno, sarebbe una iattura. Morirebbero di solitudine, come la Raggi.
L’idea dominante è che nessuno, però, raggiunga l’auspicata maggioranza. Così, si aprirebbe il mercato dei secondari. Infatti, il correttivo ci sarebbe: i transfughi. Oltre 200 parlamentari nell’ultima legislatura hanno cambiato casacca e burattini.
5Stelle (mai con il centro-destra e mai con il PD) strizza l’occhio a Grasso e D’Alema che, però, non si pronunciano. Prima, devono vedere quanto contano. La pensata brillante di De Maio è: noi faremo delle proposte e andremo d’accordo con chi ci sta. Poniamo che il PD o Forza Italia siano d’accordo. Faranno il governo con loro? Ma allora è tutta una buffonata.
Se il pericolo è 5Stelle e non ci sono maggioranze, si ripropone un connubio Renzi – Berlusconi. E ci starebbero Salvini e la Meloni? Non credo. Forse la “quarta gamba” che, però, è un po’ cortina.
In conclusione, più le sparano grosse, più l’inconsistenza cresce. Sullo schermo appaiono vecchi fantasmi, alcuni, anche sgrammaticati, e le nuove speranze. Sono tutti affamati. Quello che dicono, in realtà, non conta nulla.
Facciamo un esempio. A Roma le sinistre sono unite nel nome di Zingaretti, a Milano, invece, divise. Il ragionamento dei d’alemiani è che, a Milano, il popolo della sinistra vuole ritrovarsi a sinistra, quella di Grasso, mentre, a Roma, il discorso noi vale. Misteri della politica che il buon Fassina ha cercato di spiegare, in buona fede, ma senza convincere nessuno.
Renzi è convinto che il PD avrà la maggioranza assoluta, che i pronostici sono fasulli e che solo la competenza (dei suoi) vincerà. Forse ha ragione, ma dovrebbe spiegarci quali competenze professionali hanno i vari Lotti, Boschi, Madia, se non addirittura se stesso. È fuor di dubbio che, se non si sa, se non si è lavorato neppure un giorno, non ci sono preclusioni, si è aperti a tutto, anche alle sciocchezze.
In conclusione, si torna al solito ritornello: votare o non votare? Non è una questione semplice. In Italia cresce un fortissimo rancore sociale che non trova spazio nei movimenti politici esistenti. Forse, solo 5Stelle ha genericamente un asso nella manica perché si pone, ma solo apparentemente, contro il sistema.
Politicamente, vale la pena di citare Philippe Daverio, in un suo bellissimo libro di recente pubblicazione dal titolo: Ho finalmente capito l’Italia, quando sostiene che “ … in Italia più che essere comunisti, si è antifascisti e più che essere fascisti si è anticomunisti. Non ci sono statalisti ma antiliberali, non ci sono liberali ma antistatalisti.” Fondamentalmente, il Paese è anti tutto, perché troppo preso dai suoi problemi cui non provvede nessuno: sanità, istruzione, pensioni, burocrazia, giustizia, trasporti e così via.
Se votare significa dare un calcio a tutto e far finta che un governo possa essere utile, allora votiamo. Ma le risse attuali dei partiti l’uno contro l’altro sono mere mistificazioni. Per governare saranno costretti ad accordarsi. Sono tutti delle sharmutte. Se dovete votare, votate almeno dei candidati capaci, non votate genericamente per questo o quel partito. Le ideologie stanno a zero. Contano solo i fatti. Votate l’uomo (o la donna).
Se, invece, per caso, volessimo dare un voto guardando ai risultati (debito pubblico crescente, aumento della povertà, il lavoro che non cresce, pressione fiscale enorme se comparata ai servizi resi), piuttosto che andare a votare dovremmo fare la rivoluzione.
Roma, 23 gennaio 2018.