Stiamo assistendo in questi giorni ad un teatrino della politica davvero senza pari, almeno da quando io ho il dono della ragione.
La crisi di governo scatenata dal 2% di voti (quello che era arrivato al 41%, e che ha fatto tutto da solo: un fenomeno) ha messo in luce una serie di dinamiche che nemmeno il miglior Freud avrebbe potuto immaginare: stiamo assistendo ad un balletto tragico tra cambi di casacca, opinioni ribaltate, personaggi improponibili, coerenza pari a zero (no, tranne quella della Meloni). Balletto tragico perché il palcoscenico siamo noi.
Ma in tutto questo balletto tragico ci sono alcuni aspetti che, per me, sono davvero insensati, e riguardano il tema della giustizia.
Voi mi direte “eh ma che palle, vedrai che adesso la fanno la riforma della giustizia”, ma non è questo il punto. Devo anche dire che mi pare che praticamente tutti i Governi del dopoguerra abbiano parlato di riforma della giustizia e che nessuno di questi governi abbia mai davvero messo mano al tema.
Ma oggi spiccano alcuni personaggi che, proprio per le loro vicende giudiziarie, sulle quali non mi permetto alcun commento, mi fanno davvero rabbia, perché in un mondo normale non sarebbero dove sono e, in Italia, non potrebbero fare un concorso pubblico, ma possono andare a colloquio con il Presidente della Repubblica e con il Presidente del Consiglio incaricato.
Prima di tutto Beppe Grillo, che vanta una condanna in via definitiva per omicidio plurimo colposo, ma rimane il leader di un movimento che pretende anche di dettare la linea al futuro Governo. Omicidio plurimo colposo, con condanna in via definitiva e detta la linea strategica del suo partito e mette anche veti a Mario Draghi.
Poi c’è l’immarcescibile Silvio Berlusconi, rientrato in Italia (bontà sua) dall’esilio dorato in Francia, per inaugurare la sua nuova residenza romana, dove accoglie Matteo Salvini come se niente fosse. Provate voi a passare un confine in queste giornate pandemiche. Silvio Berlusconi vanta una condanna in via definitiva per frode fiscale, una condanna (prescritta) per appropriazione indebita e frode fiscale, 10 mesi di affidamento ai servizi sociali, e una serie di processi in corso. Bene, ci sono stati una trentina di rinvii dei processi in corso perché il nostro ha presentato istanze di legittimo impedimento per motivi vari, ma poi arriva tranquillo e sorridente a Roma per le consultazioni con Draghi: strana la vita, provate anche voi a non presentarvi ad un processo in cui siete imputati.
Matteo Salvini, a processo per: oltraggio a pubblico ufficiale (condanna in via definitiva), vilipendio delle Istituzioni Costituzionali (in corso), razzismo (condanna definitiva con pena pecuniaria), vilipendio alla magistratura (in corso), truffa ai danni dello Stato (i famosi 49 milioni), e altre amenità tra cui la scemata del processo per sequestro di persona, cosa che a mio parere non ha nessun senso.
Quest’ultimo si fa accompagnare ai colloqui con Mario Draghi da Riccardo Molinari, capogruppo alla Camera, condannato in via definita per peculato in Regione Piemonte e da Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato, condannato in via definitiva per peculato alla regione Lombardia.
E state attenti, non ne faccio una questione di parte politica, se ho dimenticato qualcuno in questo albo d’oro, ditemelo perché il problema non è il partito, ma il fatto stesso che un condannato o un imputato possano accedere ai Palazzi del Potere e decidere le nostre sorti, ma nello stesso tempo non potrebbero fare i bidelli nelle scuole perché lì ci vuole la fedina penale pulita. Notoriamente è più pericoloso fare il bidello che partecipare alle decisioni sulle sorti del Paese.
Sipario.