Non amo il concerto del 1 maggio, non ci sono mai stato e raramente ne ho visto brani in tv.
Oggi, per caso, passo sul canale RAI che lo trasmette, esattamente quando sul palco ci sono i “Ladri di carrozzelle”, gruppo del quale avevo sentito parlare ma che non avevo mai visto.
Gruppo di ragazzi disabili, espressione di uno straordinario lavoro della Cooperativa Arcobaleno di Frascati; oggi erano sul palco di Roma, fieri del loro modo di cantare, e hanno cantato un brano, “Stravedo per la vita” che è un inno alla vita, ma anche uno schiaffo a chi lo ascolti con un minimo di sensibilità e di “normalità”.
Sono bravi, cantano bene, suonano bene: dimostrazione di come esista un potere taumaturgico legato alla musica, una delle massime espressioni della vita. Io, francamente, non li avevo mai né visti né sentiti, ma oggi mi hanno colpito. La loro dignità, il loro sorriso coinvolgente, il mostrarsi per quello che sono e non per quello che noi vorremmo che fossero.
Nel 2006 (mi pare) hanno cantato sullo stesso palco una canzone stupenda, “A muso duro”, una poesia scritta da un disabile come loro, Pierangelo Bertoli, che ho avuto l’onore di conoscere e dal quale ho imparato tanto sulle vere difficoltà della vita, mica le nostre, che sono spesso stupidate.
Un brivido lungo la schiena quando il cantante, cieco, ha urlato nel microfono: “Su le mani, non vi vedo!!”.
Avremmo tanto da imparare da loro, se solo ci togliessimo le mille maschere da Mulino Bianco che indossiamo sempre.
Bravi davvero.
A loro, sì: buon Primo Maggio.