Ieri le manifestazioni di chi sostiene la libertà delle unioni omosessuali, il 30 gennaio quella di chi sostiene a tutto tondo la “famiglia tradizionale”, in un confronto che, visto che si tratta di un tema prima di tutto etico e morale, non avrà mai una “fine”, ma ognuno continuerà a pensarla come vuole, e fino qui niente di male.
Come sempre, i numeri dei partecipanti alle manifestazioni differiscono per molte migliaia, come se ci fosse una sorta di asticella numerica oltre la quale la manifestazione è un successo e sotto la quale è un flop. Per me, quando qualcuno manifesta le proprie idee con tranquillità, in piena democrazia e senza offendere nessuno, non sono i numeri che devono fare la differenza, ma la sostanza di quello per cui si manifesta.
Essendo, lo ripeto, un tema etico, faccio fatica a capire il modo singolare in cui è stato usato il Pirellone e anche il modo in cui ha risposto la città di Napoli: o sono giuste entrambe o sono sbagliate entrambe, e per me sono sbagliate, come lo è sempre il fatto di usare i palazzi della PA (roba nostra) per manifestare una questione di parte. Lo si faccia per i Fucilieri di Marina, lo si faccia per la caccia alle foche, lo si faccia per la fame nel mondo, non per una mera interpretazione di parte politica.
Che due persone possano e debbano essere libere di vivere come vogliono mi pare che oggi sia un diritto acquisito: se io voglio destinare i miei denari, la mia pensione, la mia casa, i miei sentimenti più profondi ad un uomo o ad una donna, cosa cambia agli altri? Nulla, io credo.
Ho sentito più volte molti dire che un bambino “ha diritto ad avere una madre ed un padre” e, in linea di principio, non si può non essere d’accordo. Ma se quel bambino vive in un orfanotrofio, quindi non conosce i suoi genitori naturali, perché negargli il diritto di provare ad avere una vita migliore di quella? A che titolo si può dire “no” ad una cosa del genere? Poi, per una volta, sono d’accordo con Salvini quando dice che “se vuole fare qualcosa, lo Stato renda più facili le adozioni” e su questo siamo d’accordo, ma non solo per le coppie etero, però!!
Poi, per esperienza di amici e non solo, dire che le famiglie classiche sono una certezza di crescita felice per i figli mi pare un azzardo piuttosto ardito.
Questione diversa, molto più delicata e complessa è quella della maternità surrogata: qui il tema etico diventa enorme e non riesco ad essere d’accordo con chi sostiene che sia giusto fino in fondo avere un figlio per forza. Con questo non condanno (non ne avrei lo status né la volontà) chi ricorre a trattamenti medici, perché di questo si tratta, all’estero per avere un figlio. Oltretutto è una “cosa da ricchi”, non certo per tutti, quindi pone una serie di interrogativi complessi e temo senza una soluzione unitaria.
Quello però che mi fa sorridere è la dicotomia della politica: fateci caso, a parte Giovanardi, Binetti e Bindi, gli altri difensori della “famiglia tradizionale” sono tutti pluri divorziati, oppure sposati con rito celtico (??) oppure più volte beccati con le amanti, oppure sposate con uomini che frequentano prostitute minorenni. Che tristezza, vederli in piazza a difendere una cosa che loro per primi insultano.