Vi consiglio questo volume, snello e facilmente leggibile, che racconta l’incubo di un manager che rimase coinvolto in uno scandalo che fece il giro di tutta la stampa italiana. All’epoca si parlò di “truffa miliardaria”, di “manager senza scrupoli”, di “mazzette milionarie” e altre cose del genere. Questo manager, autore del libro, subì l’arresto davanti alla famiglia, fece sia il carcere che i domiciliari, perse il lavoro, perse un figlio, fu additato come un delinquente agli occhi di tutti.
In primo grado è stato assolto, ma nessuno ne ha parlato.
Purtroppo il sottotitolo è emblematico di un tema importante: una storia italiana. Circa il 46% dei detenuti è in attesa di giudizio, spesso i processi durano decenni, ma nel frattempo chi ci rimane in mezzo è sottoposto ad una effettiva limitazione delle proprie libertà personali, molto prima che venga dimostrata la effettiva colpevolezza. Il ribaltamento dello Stato di diritto.
Ne parlerò spesso, perché è una vergogna tipicamente legata alla complessità delle norme sugli appalti, alla complessità kafkiana del processo penale, alla lunghezza insensata dei processi, cosa resa ancora più drammatica dal fatto che avviene in un Paese definito “la culla del diritto”.
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