Scrivo queste righe dopo aver digerito (male) alcune affermazioni che ho letto dopo la pubblicazione della foto del bambino siriano estratto dalle macerie della sua casa, almeno secondo gli organi di informazione che hanno diffuso la foto e il filmato. Ho mal digerito due cose molto lontane, almeno in apparenza tra di loro.
La prima è il fatto che qualcuno abbia potuto pensare e dire che quelle immagini erano false, che la sostanza rossa sul volto del bambino non fosse il suo sangue, e che era strano il fatto che non piangesse nemmeno, come se costoro fossero esperti di bombardamenti e quindi avessero già provato lo choc di rimanere sotto le macerie della propria casa in una città in guerra. Ho letto robe del genere in italiano, inglese e francese, segno che questo tipo di dubbio è piuttosto diffuso.
La seconda cosa che ho mal digerito è la meraviglia di molti che hanno avuto bisogno di quelle immagini per ricordarsi, sotto l’ombrellone, che esistano guerre un po’ ovunque, che Aleppo e tutta la Siria siano oggetto di un genocidio spaventoso, che i bambini sono tra le prime vittime di queste schifezze, come se fossero cose nuove.
Poi, ieri l’altro, l’attentato in Turchia dove (pare) un bambino kamikaze si è fatto esplodere nel bel mezzo di un matrimonio, cioè il rito che, nelle tradizioni secolari di tutte le religioni, è l’inizio della vita in comune di due persone che genereranno bambini. Orrore senza fine, che però riporta alla luce un fatto straordinariamente drammatico, cioè quello dei bambini soldato.
Unicef stima che 250.000 bambini siano coinvolti in conflitti in tutto il mondo. Sono usati come combattenti, messaggeri, spie, facchini, cuochi, e le ragazze, in particolare, sono costrette a prestare servizi sessuali, privandole dei loro diritti e dell’infanzia. Oltre un miliardo di bambini vivono in 42 paesi colpiti, tra il 2002 e oggi, da violenti conflitti. Stime, non certezze, perché in quei 42 paesi nel mondo le certezze sono legate solo alla forza di chi è meglio armato, e la vita vale nulla, ma proprio nulla.
Io non entro nel merito di nessuna di queste schifezze, non so e non voglio sapere se le bombe che cadono anche in questo momento sulla Siria siano russe, americane, francesi, arabe o italiane, perché non cambierebbe il senso di pietà verso le vittime.
I bambini dovrebbero giocare, nutrirsi, istruirsi, costruire un mondo migliore (frase fatta, ma ha un suo senso), non essere usati dagli adulti più beceri e schifosi per altri usi. Questo non succede e, dopo i 5 minuti di sdegno sotto l’ombrellone, si riprende a parlare della vacanze di Belen o di Briatore. E’ questa “memoria corta” che mi rende particolarmente feroce verso un mondo (il nostro) che troppo spesso dimentica che ne esiste un altro, di mondi, dove i bambini non hanno acqua potabile, non vanno a scuola, non vengono vaccinati ( e su questo tornerò con un altro articolo), non arrivano ad essere adulti e non per fatalità ma per lo sporco gioco del denaro e del potere.
Pensiamoci, quando ci preoccuperemo, fra pochi giorni ,del colore dello zainetto nuovo.