Fa freddo. Siamo in Gennaio, non ci sarebbe nulla di strano, anche se dirlo su Facebook sembra avere una sorta di potere tantrico, per cui tutti si sentono in dovere di dire a tutti gli altri che “fa freddo”, forse per sentirne di meno.
Ci sono, però, alcuni aspetti di queste giornate gelide che mi rendono nervoso, e che hanno, bene o male, qualcosa da spartire con il freddo meteorologico.
Il primo è un senso di nausea, neanche tanto sopito, per quello che sta succedendo nelle zone terremotate del Centro Italia, dove avevo sperato che la nomina di Vasco Errani, persona che conosco e stimo, servisse davvero a qualcosa. Le tende sono ancora il riparo per molti concittadini, quelli che hanno scelto di non lasciare le loro case e le loro cose, quelli che si ostinano ancora oggi a dire “noi torneremo quelli di prima, non c’è dubbio”. Ma la realtà, dopo i “non vi lasceremo soli”, i “ricostruiremo tutto e meglio di prima” i “dovete stare tranquilli, lo Stato è con voi” è quella che abbiamo davanti agli occhi: tende, poche casette di legno, tante chiacchiere, animali che muoiono di freddo e il Ministro Martina che dice “ci siamo riuniti e stiamo facendo in fretta”. Ministro, dovevate fare in fretta prima, non ora. Perché le pecore, i cani, le mucche, le capre, le galline, non hanno tempo per aspettare e i loro padroni ve lo stanno dicendo da mesi: qui in inverno fa freddo, abbiamo bisogno di ricoveri temporanei per gli animali, che sono la nostra ragione di vita.
Visite, commozione, promesse, comitati, commissari, anticorruzione, bla bla di ogni genere ma intanto le bestie crepano e gli allevatori perdono anche quel poco che avevano salvato dal terremoto.
Lo Stato non c’è, o almeno così pare: certo, non è facile rimediare ai danni del terremoto, ma se ne facciamo altri è ancora più difficile recuperare dopo.
E, per favore, non mi dite “Renzi qui e Renzi là” perché con l’Aquila non è stato diverso, e Renzi si divertiva a giocare a fare il Sindaco di Firenze, non è stato diverso con l’Irpinia, e Renzi era appena nato (o forse nemmeno), perché la questione non è di parte politica, ma di gestione politica, che è una cosa diversa.
Il secondo è una profonda irritazione per tutti quelli che, anche sulla meningite, speculano e sparlano. I casi di meningite conclamati in Italia sono meno dell’anno passato, non c’è nessuna epidemia in atto, si tratta di una malattia seria, molto grave, che ogni anno si porta via una cinquantina di persone. Oggi siamo largamente al di sotto di quel numero, i morti sono molti di meno, ma l’ossessione cresce a dismisura, almeno fino a quando (ieri) non ricomincia il campionato di calcio. Avete fatto caso che ieri e oggi nei TG si è parlato molto meno di meningite rispetto a due giorni fa? Sarà un caso? Io non credo. Su questo c’è poi una becera speculazione di bassissima politica: la meningite arriva con i barconi degli immigrati. Se non fosse una affermazione demenziale oltre che falsa, ci sarebbe da ridere. Ho scritto più volte perché questa cosa non è vera, e lo hanno fatto molti osservatori molto più autorevoli di me, ma quello che mi viene da dire è che speculare su queste vicende per raccogliere qualche voto è veramente demenziale.
Poi, c’è la polemica su “gli italiani muoiono di fame mentre i soldi per gli immigrai negli hotel ci sono”, e anche qui il populismo più basso si esprime al meglio. Io non voglio entrare in una polemica sterile e inutile, faccio solo qualche riflessione e qualche domanda. 1) ma qualcuno ha idea di quanti siano gli immigrati ospitati realmente negli hotel? 2)ma siete mai entrati in un CIE, o in un CARA, per vedere come realmente stanno gli immigrati lì dentro? 3) lo sapete che alcuni (certo, non tutti) quelli che vivono per strada lo scelgono da soli? 4) siete mai passati (per esempio) davanti alla Stazione Termini alla mattina molto presto o la sera tardi e avete visto cosa fa la Caritas con i barboni? 5) avete mai parlato con uno di loro? Sono solo riflessioni, che magari daranno anche fastidio a qualche benpensante, ma che credo meritino un momento di stop e di meditazione. Sì. perché, come ho scritto oggi, i “leoni da tastiera” non mancano mai, ma fustigano “lo Stato che non c’è con gli italiani al freddo”, ma lo fanno dal loro comodo divano davanti al camino, ignorando (o facendo finta di ignorare) che ognuno di noi è Stato nello Stato, che magari qualche piumone vecchio lo abbiamo tutti nell’armadio e che andare alla Caritas, o alla Croce Rossa può essere benefico per tutti, anche per chi lo fa e non solo per chi lo riceve. Poi lo Stato burocratico, quello vero, quello che paghiamo tutti, può e deve fare di più, meglio e prima. Ma questo non esime nessuno di noi dall’essere protagonisti, se lo vogliamo.
Ma molti già stanno pensando alle vacanze estive, quelle che altri nemmeno si sognano.