Sono appassionato di Formula 1, anche perché nascendo a 4 km dalla Ferrari è difficile non sentirne l’influsso.
Nello scorso week end si è corso in Belgio, un tracciato difficile e spesso teatro di incidenti anche molto brutti che, però, fanno parte del fenomeno motoristico.
Sabato la Ferrari conquista la prima fila nella F1, non capitava da tempo, l’euforia per un ottimo risultato domenica è molto alta.
Ma subito dopo la fine delle prove della F si corre la F2, dove di solito chi corre paga per farlo, e corre rischi davvero altissimi e che possono sembrare insensati a chi non ama questi sport. E succede la tragedia: un pilota francese viene investito da altre auto e muore sulla pista.
Il suo miglior amico, per fatalità, è Leclerc, il giovane pilota della Ferrari che si è aggiudicato la pole position e che parte in testa: sfido chiunque di noi a fare qualcosa di impegnativo a meno di 24 ore dalla scomparsa del nostro miglior amico.
Bene, lui corre e vince.
E vince dedicando la vittoria a quell’amico che non c’è più, che magari avrebbe voluto al suo fianco in Ferrari e che invece non c’è più.
Alla fine della gara, un gesto davvero commovente: l’abbraccio tra Leclerc e la mamma del suo amico. In questo mondo arido e falso, un gesto di vera complicità tra due persone legate dal dramma ancora fresco del giorno prima
Un gesto che riconcilia con il mondo.
Addio, Anthoine.