Gli Italiani stanno trascorrendo un periodo angoscioso. Non se ne parla o si parla di tutt’altro, ma la verità è che siamo tutti molto turbati dal fatto che la Commissione di vigilanza della RAI–TV non riesce a trovare la maggioranza necessaria per l’accordo sul nome del Presidente, quella che gli operaisti del Parlamento chiamano simpaticamente “la quadra”.
E’ una questione drammatica che rischia di spaccare la coalizione di centro-destra e di mettere in crisi il governo stesso!
Sugli schermi televisivi ci si affolla per spiegare le ragioni di tanto malessere. No, non si tratta di quattrini, una volta tanto. Non si tratta neppure di contenuti, quelli non interessano, e neanche di poltrone, già spartite. La questione è molto più delicata, diciamo nobile, una questione di principi. Si tratta del metodo.
Sul metodo adottato per l’indicazione del nome del Presidente c’è burrasca. L’opposizione reclama per non essere stata consultata, grave sintomo di democrazia violata. Prezioso sarebbe stato il parere di Berlusconi, in discesa, preziosissimo quello del neo Segretario del PD Martina, in ascesa evanescente, e un po’ svanito.
Non si fa così, blaterano un po’ tutti. La RAI-TV deve essere di tutti (i partiti). Se chi è al governo decide da solo, anche se scegliesse la persona professionalmente ed intellettualmente più qualificata al mondo, commetterebbe un gravissimo errore di metodo garantito dalla Costituzione, nata dalla Resistenza e così via.
Situazione di stallo, dunque, gravissima, che turba i sonni di tanti Italiani, dubbiosi delle qualità costituzionali di questa mossa governativa un po’ stiracchiata.
D’altro canto, la questione non è indolore. Forza Italia combatte una disperata guerra di retrovie per contare ancora qualcosa, in un centro-destra scardinato dal consenso popolare a favore della Lega. Si attacca al capello (il metodo), pur di sopravvivere. Minaccia sotto sotto anche la rottura del patto di coalizione di centro-destra. Non le conviene, perché se governa ancora nel Nord lo deve all’accordo con la Lega, e non può mollare tutto.
E allora? Stranamente (ma guarda un po’!), d’intesa con il PD, fa fiamme e fuoco sul metodo. Come pappagallini ammaestrati i suoi principali esponenti battono e ribattono sul metodo. Roba da ridere, ma totalmente inutile.
Ovviamente, il PD di Martina è sulla stessa onda. D’altronde, al momento, non ha nessuna idea e vanno bene anche quelle di Berlusconi. Sono tutti offesi ed esacerbati dal metodo violato. Quale metodo? Quello del consenso spartitorio, non sull’uomo, non sui contenuti, non sulla professionalità, non sul cliente privilegiato delle produzioni televisive americane, non sulle scelte da fare. Nulla di tutto questo. Il metodo.
Le questioni vere sulla RAI-TV sono altre e non se ne parla affatto. Il carrozzone pompa ed eroga soldi a tutto spiano. Aiutato da Renzi che ha fiscalizzato gli abbonamenti, lucra sulla pubblicità, insopportabile, insistente e mal fatta, propina programma per cretini e per emarginati mentali, esercita un predominio a metà strada fra il pubblico e il privato. E’ servizio pubblico, quando si tratta di prendere soldi, è impresa privata quando si tratta di spenderli. Come al solito.
Però, la televisione la vedono tutti, è la mamma che vizia il bambino nei suoi istinti peggiori, il focolare domestico acceso. La televisione è la nuova vera famiglia, buona per tutti, le famiglie cristiane e quelle laiche, le non famiglie, i singoli, i civilmente uniti, i dissociati e così via. Abbiamo appreso anche come sono le facce dei direttori dei giornali che la gente non compra più, ma che continuiamo a sovvenzionare. Forse questo è il vero senso del “servizio pubblico”. Però, fanno così anche le altre reti, quelle private. Il cattivo esempio, si sa, contagia, e la RAI-TV è una cattiva maestra.
In cos’altro si distingue il carrozzone da Mediaset o dalla Sette? Solo nel percepire gli abbonamenti. E’ un po’ poco e non c’è alcuna giustificazione politica o morale per usufruire di questo privilegio. Tanto, ora i politici vanno su tutte le reti, mica solo su quella pubblica. Fanno scena e scenate, come al solito, i veri guitti dei talk-show.
Dove va la Destra, in questa situazione? Sul metodo o sulla sostanza? Agli Italiani, in verità, dell’attuale contesa fra Salvini e Berlusconi non frega nulla. La gente pensa semplice: Salvini è vincente e Berlusconi perdente. Della presunta dignità di Forza Italia, come sostiene Tajani, offesa dal metodo adottato da Salvini, se ne sbattono tutti. Non è su queste scioccherie che può fondarsi o sciogliersi una coalizione politica. Ben altri potrebbero (o dovrebbero) essere i temi del contendere.
Il contendere solo per principio, perché la proposta viene dal Governo da cui si è esclusi, è proprio stupido. Contendere, poi, tanto per far sapere che si è vivi, è ancora peggio. Se questo è, in fin dei conti, l’obiettivo del centro-destra, davvero non interessa a nessuno. Non è sul metodo che si fanno le battaglie di retroguardia.
In fondo, per amor di contrapposti, la Destra contrastava la Sinistra. Poi, la Sinistra è sparita, travolta dalle chiacchiere di Renzi. Ora, ci sono due cose confuse, a destra e a sinistra del Governo giallo-verde, in attesa di tempi migliori.
Se questi verranno, con una crisi sui conti e in materia economica, e si dovesse andare a nuove elezioni, sarebbe una sciagura per tutti.