Come temevo, riemerge dal fumo del Vesuvio la questione De Luca, candidato impresentabile, uomo discusso, arroganza fatta persona, con una indagine i cui contorni sono ancora tutti da chiarire, e questo lo dovrà fare la Magistratura, non la rete.
Per quello che è uscito, tutta la questione sarebbe anche giudizialmente completa se il marito del Magistrato avesse realmente un posto di rilievo nella Sanità campana, ma ad oggi così non è; quindi, la difesa di De Luca (stile Scajola) è anche possibile, ma qui il tema è piuttosto diverso.
Che la Magistratura indaghi, ci mancherebbe, li paghiamo per questo e neanche poco.
Che ci possano essere sospetti altrettanto, ci mancherebbe. Che i documenti escano dalla Procura e diventino “carne da macello” della Pubblica Opinione, che giudica solo sulla base della simpatia politica no, è un po’ diverso. Provate ad andare ad aprire un conto in banca e ditemi quante firme mettete per la tutela della privacy, poi ne riparliamo. Pensate se invece di essere censori foste gli accusati, poi ne riparliamo.
Ora, la Giudice dice che con il marito sono “separati in casa” ed è costretta a dirlo perché la gogna mediatica è partita molto, molto, molto prima del processo, ammesso che mai se ne faccia uno. Su questo ci starebbe anche un sonoro echissenefrega, almeno fino a quando non avremo da Vespa il plastico di casa loro.
Quanto sopra per gli aspetti “mediatici” della questione, che mi pare sia il solito polverone.
Ma dal punto di vista politico, invece, ci sono due questioni importanti.
Il primo è che De Luca non doveva essere candidato dal PD, punto e basta. Questo sia per le indagini che erano in corso all’epoca delle elezioni, sia perché la Legge Severino la ha voluta il PD e dovrebbe applicarla sempre, non a senso unico.
Poi, pur senza difendere Ignaro Marino, vorrei far notare che a Roma si sono chieste ed ottenute le dimissioni del Sindaco in un modo quantomeno singolare (le firme dal notaio dei Consiglieri), mentre a Napoli per ora ci si trincera dietro un “no comment” pieno di significati politici molto poco edificanti.
In altri termini, su queste cose (e anche su altre) il PD sembra Maometto: fate quello che dico, non fate quello che faccio.
Evviva il nuovo in politica