Piove.
Piove tanto.
Di per sé non sarebbe nemmeno una notizia, se non fosse che con la pioggia la situazione di Sicilia e Calabria precipita ancora di più, se possibile.
Regioni devastate da incuria, malaffare, menefreghismi di ogni tipo, ma ricche di cultura, storia e posti stupendi che, invece di essere valorizzati, sono stati sempre oggetto di ogni forma di rapina, da parte dei tanti, troppi che hanno sempre pensato solo al proprio tornaconto personale e/o di partito.
Oggi piove, non è che si scatena l’inferno: e dove già mancano tanti servizi essenziali arriva pure la devastazione dovuta al maltempo e ad altre cause ben più “umane”.
La Sicilia già da tempo tagliata in due si vede raggiungere dalla Calabria dove, se non bastasse il cantiere eterno della A3, adesso si sono interrotti sia le strade che le ferrovie, ammesso che ci fossero ferrovie “vere” in quella zona.
Investimenti su infrastrutture, scuole, ospedali, lotta alla criminalità, lotta agli abusi di ogni tipo, stop alle logiche clientelari, investimenti sul lavoro e anche stop allo status di regione “speciale” alla Sicilia, ma solo perché non ha nessun senso oggi una cosa del genere.
Aumento della scolarità, investimenti sul turismo, sull’agricoltura, sui porti sia commerciali che da diporto, rivalutazione delle aree boschive e tanto altro si dovrebbe fare in Calabria e Sicilia: quando porteremo la vita dei nostri concittadini ad un livello normale possiamo parlare di ponti sullo Stretto di Messina. Farlo prima è solo logica clientelare e politica.
Io la penso così.