Ospito molto volentieri la riflessione dell’amico Prof. Stelio Venceslai sulla questione delle banche.
Buona lettura.
“Le banche sono delle imprese. Se lavorano bene, guadagnano. Se lavorano male perdono. Se perdono troppo, falliscono. Questa è la regola.
Le banche raccolgono i risparmi di tutti: lavoratori, imprenditori, casalinghe, aziende. Promettono rimborsi e tassi d’interesse e con i soldi dei risparmiatori fanno degli investimenti: concedono crediti con tassi d’interesse un po’ più elevati per restituire il denaro ai risparmiatori e per pagare i propri costi.
Poiché la tutela del risparmio è un principio sancito dalla Costituzione della Repubblica, esistono: un’associazione bancaria, l’ABI, una Consob, per il controllo del mercato azionario, una Banca d’Italia per la vigilanza ed il controllo della correttezza dell’attività delle banche. Tutta gente molto seria e con remunerazioni parecchio elevate
Sembrerebbe un discorso assolutamente lineare e perfetto. Invece, non è così, esistono altre regole, di fatto, completamente diverse.
L’ABI non ha alcun potere reale; fa solo degli studi e delle rilevazioni a carattere organizzativo od amministrativo.
La Consob esercita un potere di vigilanza molto discreto, che si esplica soprattutto quando una nuova società chiede di entrare in Borsa e d’essere quotata.
La Banca d’Italia vigila, redige rapporti molto seri e complessi, che nessuno legge, e controlla poco o nulla. D’altro canto, la Banca d’Italia è “posseduta” dalle grandi banche italiane, istituzionalizzando il principio dei controllori controllati.
Siamo nel Paese delle meraviglie e tutto questo non deve stupire.
I casi Cir, Cirio, Parmalat, Monte dei Paschi di Siena, Finabo, esplosi in vario modo, hanno dimostrato con chiarezza che tutti questi meccanismi di vigilanza e di controllo o funzionano poco e male o non funzionano affatto.
Gli ultimi quattro casi, tra cui quello della Banca Etruria, hanno sollevato un vespaio e determinato un primo suicidio. Il Governo è stato rigoroso, stavolta: le banche, già commissariate, non falliscono, ma chi paga sono gli azionisti ed i cosiddetti obbligazionisti subordinati, che hanno visto annullare i loro crediti. La ragione è che occorre tutelare il risparmio senza interventi pubblici. Che poi ci sia di mezzo anche l’intervento della Cassa Depositi e Prestiti che, notoriamente, privata non è, è solo un artifizio declamatorio governativo.
Perché per le piccole banche si è proceduto ad un commissariamento e non per il Monte dei Paschi di Siena?
Perché si è lasciato trascorrere tanto tempo prima d’intervenire?
Perché la Banca d’Italia non è intervenuta? Perché le sue relazioni critiche non sono state rese note agli interessati (azionisti ed obbligazionisti)?
Perché la Banca d’Italia ha consigliato di aumentare l’emissione di obbligazioni, in tal modo coinvolgendo un maggior numero di persone?
Ancora più all’origine, dove sono gli amministratori di queste banche? Chi li ha nominati? Quali interessi politici (più propriamente di bottega), hanno determinato questa situazione, caratterizzata da amministratori incapaci, servi del padrone, che hanno portato sul lastrico centinaia di famiglie? Sono in galera o sono stati, almeno, incriminati?
La vera storia del sistema bancario è tutta da scrivere: nomine politiche, collusioni di tutti i generi, finanziamenti agli amici, banche di comodo per i politici, boria e complicazioni, procedure complesse ed antiquate (per un bonifico, nell’era telematica, occorrono da tre a sei giorni), vincoli assurdi (una filiale non può emettere assegni per un’altra filiale della stessa banca), anatocismo, costi elevati per spedire una lettera o per fare un’operazione e così via. In cambio, poco o nulla di credito, tassi d’interesse vicini allo zero, mutui a costi elevati, procedure istruttorie che durano anni.
Ma le banche sono intoccabili. Continue iniezioni di denaro pubblico tengono in piedi un sistema che fa acqua da tutte le parti. Comprano a 100 quello che poi rivendono a 50 (v. Antonveneta). Nessuno sbaglia, nessuno paga, nessuno è responsabile. Quanti miliardi sono stati erogati al Monte dei Paschi?
Ora, si pensa ad un intervento finanziario nei confronti di coloro che hanno perso tutto ma, attenzione, non per tutti, ma solo per i clienti più poveri, il che è cretino, perché chi ha perso tutto è uguale a tutti gli altri.
Inoltre, si sottolinea che non si tratta di un intervento “umanitario”, per evitare sanzioni dall’Unione europea, il che dimostra che il Governo ignora che il Trattato di Roma disciplina gli aiuti di Stato alle imprese, non ai singoli individui.
Intanto, già qualcuno si è suicidato, disperato per aver perduto i propri risparmi.
Questa faccenda è grave, anzi, gravissima. Abbiamo delle bad banks e sarebbe ora di metterci mano.
Tra le molte riforme annunciate (bisognerebbe introdurle in litania alla festa dell’Annunciazione) non c’è quella delle banche. Ma un altro annuncio non ci farebbe male, preparandoci alla festa delle carte di credito. Perché tutti dovremmo averle, per far sparire definitivamente il denaro contante, solo carta straccia da quando c’è la crisi. Tutti, anche i vecchi pensionati, le zitelle, i disabili, le monache e gli scopini, le badanti ed i disoccupati! Che regalo che si fa alle banche!
Roma, 10 dicembre 2015.”