Temo che oggi sarò un po’ ripetitivo, ma ci sono temi che da ora in poi saranno necessariamente ricorrenti, visto che #andratuttobene mi pare un po’ una scemata, perché non andrà tutto bene, già così è andata e sta andando malissimo.
Allora, ieri mattina sono andato alla Caritas del mio paesello per consegnare un po’ di prodotti disinfettanti, peraltro richiesti dalla stessa Caritas con cui sto collaborando, nel mio piccolo, per dare un po’ di sollievo a chi ne ha davvero bisogno.
Bene, il mio interlocutore era un po’ in ritardo (lo scuso, stava consegnando cibo ed altri generi di conforto a compaesani meno, molto meno fortunati di me) e, mentre lo aspettavo, ho visto arrivare alcune persone che, senza Caritas, sarebbero probabilmente ancora di più in difficoltà. A loro sono stati consegnati beni alimentari, mascherine, giochi per i bambini, altre cose che non so cosa fossero, ma comunque hanno avuto qualcosa. Non mi sono minimamente preoccupato di cercare di capire se erano italiani o no, mi sembrava un’esercizio di poca eleganza: sono miei compaesani che hanno bisogno di aiuto, questo mi basta.
Vedo qualche sorrisetto ironico di chi magari pensa che qualcuno di quelli poi tutto questo bisogno potrebbe non averlo, e forse è anche vero, ma c’è una cosa che dovrebbe farci meditare: ma pensate che sia facile andare alla Caritas o altrove e chiedere aiuto per avere latte, pane, pannolini, o altro? Io credo ci voglia molto coraggio o molta disperazione per farlo. Noi che oggi ci lamentiamo che dobbiamo stare a casa, lo facciamo dalla nostra confort zone del divano del salotto, mentre nel forno cuoce l’ennesimo kilo di pane fatto in casa. Cosa c’è di male in questo? Assolutamente nulla, non sto giudicando nessuno, lo sapete bene. L’eventuale giudizio sulla generosità o sull’avarizia spetta a qualcuno molto più importante di me, al quale però qualche domanda la vorrei fare, vedendo la miseria e le difficoltà di tanti.
Io vivo in una zona ricca, una zona dove il lavoro non manca (prima di Covid19 eravamo intorno all’1% di disoccupazione, adesso non saprei dirlo) ma dove, nonostante questo, non mancano le situazioni di dolore e difficoltà che, temo siano destinate ad aumentare. Quando leggerò su questo un documento redatto dagli 87.453 esperti chiamati dal Governo a pensare al futuro, allora sarò un po’ più tranquillo perché (forse) vorrà dire che qualcuno di quei cervelloni ha guardato fuori dalla sua finestra e ha capito (ripeto forse) che cosa sta davvero succedendo.
Bene, tornando alla Caritas, mentre aspettavo ho preferito, invece di leggere le stupidate di Facciaalibro, guardarmi intorno e cercare di capire qualcosa di più di questo mondo nascosto di povertà e difficoltà e vi devo dire che c’è stata una cosa che mi ha davvero colpito: la grande dignità di quelle persone, la loro semplice richiesta di aiuto, la loro volontà di portare a casa (ammesso che ne abbiano una) un minimo di sostentamento. E li guardavo arrivare in bici, a piedi o con macchine di trecento anni fa, seduto sulla mia BMW quasi nuova ma vi devo dire che non mi sono vergognato per nulla, perché sarebbe fariseo dire che “ho provato vergogna per la mia vita fortunata rispetto alle loro” perché un pensiero del genere è assolutorio e fine a sé stesso. Ho pensato che, nel mio piccolo e con l’aiuto della Società nella quale lavoro, stavo portando un minimo di aiuto a chi ne ha bisogno, forse strappando un sorriso a chi potrà pulire la sua casa decentemente.
L’ho già fatto e lo rifarò, non per sembrare bravo agli occhi di nessuno, ma perché devo dire che fare un minimo in questo senso mi aiuta a stare meglio, a sentire meno il peso delle persone e delle cose che mi mancano, mi fa abbassare il livello di stress che provo in questo periodo davvero difficile e che sembra non avere fine. So per certo che molti di voi fanno anche di più, bravi; ma purtroppo non è e non sarà mai abbastanza.
Mi collego alla dichiarazione di un brontosauro della politica italiana che ha detto “in Italia non muore di fame nessuno”, per dire che ha ragione (per ora), ma ha ragione perché il cosiddetto terzo settore in questo strano Paese funziona e si muove molto, ma se i succitati 87.746 (nel frattempo sono aumentati, ci sono altre 13 nuove task forces) si muovessero altrettanto bene e in fretta, forse ci salveremmo dal disastro, almeno in parte.
Mi rimane poi da capire come si possa ancora andare a cercare le dichiarazioni di certi personaggi, ma qui la lista sarebbe troppo lunga.
Poi sempre ieri ho incontrato un amico medico, uno di quelli in trincea, uno di quelli che sta tentando di arginare questo disastro, e non posso che dire ancora grazie a lui e a tutti quelli che stanno là fuori a combattere per tutti noi, per proteggerci sia dalla malattia sia dalla follia di alcuni (non mi soffermo nemmeno a commentare le immagini del funerale di un Sindaco certamente molto amato e stimato dalla sua gente ma che credo avrebbe disapprovato quello che è successo venerdì alle sue esequie che, peraltro, mi risultano vietate in questo periodo).
Finisco dicendovi che dovete stare attenti ad incensare i Paesi stranieri, perché in molti casi il disastro da loro non è ancora arrivato o non si è ancora manifestato nella sua piena drammaticità: hanno solo la fortuna di poter imparare da chi c’è arrivato prima, cioè noi.
Solo una domanda: ma davvero vi eravate fidati dei cinesi?