E anche queste elezioni sono andate, hanno vinto tutti, anche quelli che non sono arrivati neanche ad un solo ballottaggio importante, tutti contenti, tutti a ragionare sul futuro e la barca va.
A me però prudono le mani, in particolare per due cose forse minori, ma volendo parlare di Stato Italiano e non di Stati Italiani, mi prudono per due cose che, purtroppo, riguardano entrambe la Sicilia, terra meravigliosa che ha dato i natali a Uomini come Luigi Pirandello ma non solo a lui.
La prima grattata alle mani mi viene per quella strana legge che è quella delle Regioni a Statuto Speciale, che rende alcune regioni una sorta di “territorio autonomo” rispetto al resto del Paese; infatti solo in quelle regioni si diventa Sindaci al primo turno con il 40% dei voti e non con il 50+1: perché? Tra l’altro, sarebbe anche cosa da poco se fosse l’unica differenza rispetto al resto del mondo italico, ma è solo la punta dell’iceberg di granita al caffè. Ricordo, per chi fosse obnubilato dall’afa, che il Parlamento della Regione Sicilia costa, se non ricordo male, circa tre volte di più del Senato della Repubblica all’interno della quale la Sicilia stessa è inserita come regione. Perché solo il 40%? Perché questo ha consentito a Leoluca Orlando di essere rieletto per la quinta volta Sindaco, cosa non ammessa (sempre se ho capito bene) a Flavio Tosi a Verona perché in Italia puoi candidarti solo tre volte? O non ho capito io?
Poi, c’è la questione Trapani. Cito testualmente dal blog di Giulio Cavalli (leggetelo, fa bene alla mente): “
Resta invece in corsa Antonio D’Alì, senatore e candidato a sindaco per Forza Italia, in attesa di un giudizio della Corte di Cassazione su un processo per concorso esterno in associazione mafiosa. Il 23 settembre 2016 la Corte d’Appello di Palermo lo assolse per i fatti successivi al 1994 e dichiarava prescritti quelli precedenti, confermando quindi la sentenza di primo grado. Il 18 maggio 2017 la DDA di Palermo richiede al tribunale per il politico siciliano, candidato sindaco nella sua città natale, la misura del soggiorno obbligato a Trapani, in quanto socialmente pericoloso, che verrà discussa in luglio.
All’appuntamento del 25 giugno ci sarà anche l’altro principale candidato del centrodestra, Girolamo “Mimmo” Fazio, già sindaco dal 2001 al 2012 e sostenuto da alcune liste civiche e dall’UdC arrestastato nel bel mezzo della campagna elettorale (poi rimesso in libertà ma resta indagato per corruzione e traffico di influenze). Fazio, sospeso dall’Ars dopo l’arresto, ha sondato i suoi subito dopo la revoca della misura e ha deciso di tirare dritto. Fra gli indagati dell’inchiesta ci sono anche il presidente della regione Sicilia Rosario Crocetta, eletto col centrosinistra.”
Quindi, solo per capire: i due candidati Sindaco che vanno al ballottaggio hanno entrambi problemi giudiziari, non potrebbero fare il concorso per autisti di pullman di linea (certo, perché da Trapani ti muovi solo così), ma possono correre alla poltrona di Primo Cittadino di un capoluogo di provincia?
Onestamente, non ho la più pallida idea se questi siano colpevoli o innocenti, e francamente poco mi interessa: ci sono i Magistrati per questo. Ma mi viene un terribile prurito alle mani quando vedo che la “giustizia uguale per tutti” tollera senza colpo ferire, anzi ammette tranquillamente, che “non tutti sono uguali per la giustizia”, facendo una differenza abissale tra un povero Cristo che, magari, resta invischiato in un processo più grande di lui, e un candidato Sindaco.
E’ un tema antico, sul quale ho già più volte detto la mia, ma vedo che molto si scandalizzano ma poi, come sempre, tutto finisce lì.
Che tristezza.
Thanks to Giulio Cavalli.