Cercare di fare ordine nell’immenso casino scoppiato con la candidatura sì/no/forse di Roma alle Olimpiadi 2024 è piuttosto complesso, non ci provo neanche, ma qualcosa la vorrei dire anche io.
Allora: quando disse di no Monti, tutti d’accordo, il PD si schierò palesemente a favore della decisione dell’allora Governo Monti, tutti a ribadire che nella situazione di allora (non erano 457 anni fa, molto di meno), le Olimpiadi non si dovevano fare, costavano troppo, non c’erano le condizioni, e bla bla bla….
Poi, cade (per fortuna) il Sindaco Marino, ci sono nuove elezioni, i 5 stelle dichiarano da subito che sono contrari alle Olimpiadi a Roma, Malagò & friends se ne sbattono, vanno avanti, presentano la candidatura, ma manca l’imprimatur del Primo Cittadino della principale città ospitante, Roma.
Negli scorsi giorni, in barba alle più banali regole istituzionali, ci sono stati annunci di ogni tipo, a partire da quello di Elio Lannutti (a che titolo non lo sa neanche lui) sul sito di Beppe Grillo, poi un po’ tutti in ordine sparso ad annunciare un no già presente nelle dichiarazioni pre-elettorali. Il Sindaco di Roma (perché c’è, sul serio, c’è) attende la fine delle Paralimpiadi per dare l’annuncio ufficiale, l’unico che abbia un valore istituzionale, l’unico che sia un vero “no”, l’unico che arriva in tempi corretti, ma non nei modi.
Sei il Sindaco della Capitale, dovresti ricevere il Presidente del Coni e il Presidente del Comitato Olimpico, che vengono a casa tua (nostra) e tu che fai? Esci dal Ministero delle Infrastrutture, dove non hai sicuramente aspettato Del Rio, persona molto puntuale e precisa, e invece di tornare in Campidoglio ti fermi a pranzo con due tuoi collaboratori, stando alle foto pubblicate dai giornali di regime. In ogni caso, arrivi in Campidoglio con 40 minuti di ritardo e Malagò, che già secondo me era arrivato con una flebo di Gaviscon, se ne è andato. E ha fatto bene, come fece bene Fini ad annullare l’incontro con Gheddafi in Parlamento dopo che il pecoraio aveva un paio d’ore di ritardo. Attenti: nessun parallelo tra i personaggi, solo un parallelo sulla maleducazione del ritardo e sul vaffa alle Istituzioni. A me Malagò non sta particolarmente simpatico, ma non è per la sua simpatia che era lì: era lì per una questione istituzionale importante e delicata.
E qui inizia il fuoco di fila delle critiche alla Raggi che ha solo fatto quello che aveva detto: un secco no alle Olimpiadi a Roma. Valanghe di critiche da chi, solo tre o quattro anni fa, plaudiva alla decisione del Governo Monti, forse l’unica che io abbia condiviso. Ma cosa è cambiato in quattro anni? Io credo nulla, perché ci sono delle evidenze che portano a pensare che fare le Olimpiadi a Roma sia pericoloso. E non mi riferisco al confronto con altre città, chissenefrega degli altri, ci sono strutture, leggi, persone, metodi, realtà locali diverse, ma di che dobbiamo fare confronti? Posti di lavoro? Può darsi, anzi ci sarebbero stati di sicuro, ma a fronte di che? Abbiamo una idea anche solo minima di cosa significhi una città devastata che viene devastata ulteriormente? Soldi? Certo, tanti, ma dire che “Roma rinuncia a fiumi di denaro”, come se quei denari andassero nelle casse del Comune o nelle tasche dei Romani mi pare piuttosto azzardato. La verità vera è che non abbiamo ancora finito gli stadi dei mondiali di nuoto, 600.000.000€ solo per le vele di Calatrava, monumento allo spreco e all’abbandono, opera per la quale nessuno pagherà i danni, mentre qualcuno ha pagato (e tanto) lo spreco di denaro e risorse, o gli alloggi di Ostia, o le piscine abusive, o mille altre amenità del genere, e non solo per i mondiali di nuoto. Poi, certo, il Sindaco insiste sul fatto che si debbano ancora pagare denari per gli espropri delle olimpiadi del 1960, e le viene ribattuto che “vabbè, ma saranno 100.000 euro, che vuoi?” Cioè, fatemi capire, ci sarebbe qualcuno che aspetta da 56 anni soldi per terreni espropriati e la risposta è che sono “poca roba”? E 56 anni cosa sono, poca roba anche quella?
Potrei continuare con un fiume di bytes su questo, ma non voglio farlo perché sarebbe inutile e tedioso. Vorrei però far presente che nulla è cambiato da Monti a Raggi, non abbiamo nemmeno votato, quindi chi era d’accordo allora con Monti dovrebbe esserlo, per onestà intellettuale, anche oggi con Raggi, punto e basta. Io son tra questi, credo che per fare cose come quella dovremmo radicalmente riformare tutto il sistema Paese, evitando anche solo di avanzare il dubbio che il Comitato Olimpico lavori per Caltagirone o altri, magari lasciando che siano imprese straniere a realizzare tutte le opere, perché no? Li si obblighi ad assumere personale italiano (almeno in parte), li si sottoponga a verifiche e controlli continui, si riformi davvero il Codice degli Appalti, si escludano tutti quelli in odore di illegalità o di malaffare vario, si accettino progetti che tengano conto che le Olimpiadi durano un mese e le opere realizzate una vita, si faccia cioè finalmente qualcosa di diverso. Possibile? Temo solo in teoria, in pratica vedo già le mani di molti pronte a rispondere a questi miei pensieri con un fuoco di fila di argomentazioni di vario genere.
Le stime sui costi sono ovviamente stime, ad esempio le vele di Calatrava dovevano costare (opera finita) circa 240.000.000€, ad oggi (opera non finita) il costo è quello che vi ho detto prima, ma davvero vogliamo pensare che si possa fare qualcosa in queste condizioni? Non ho visto il progetto di Roma 2024, forse non lo capirei nemmeno, ma mi rimane oscuro come possa essere un progetto “a basso impatto”, nella città delle buche, degli allagamenti, e di tutto quello che viviamo nel quotidiano. Concordo con il Sindaco sul no, non concordo per nulla sui modi che ha usato, anche perché non ha bisogno di fare l’antipatica, lo è già.
E adesso prendo la Linea C della Metro. Ma dai, non è ancora finita?