Come avevo detto, ho sospeso venerdì la pubblicazione di qualsiasi cosa sul mio profilo Facebook e altrove per rispetto verso le vittime, i dispersi, gli sfollati, i soccorritori del terremoto del centro Italia.
Oggi, vorrei sottoporvi un pensiero da laico, pur nel rispetto di chi crede, di chi affida a Dio i propri pensieri, di chi pensa che in ogni cosa che accade sulla terra ci sia la mano di un Dio, non mi importa come si chiama e chi lo venera, si tratta di credere in una Entità Superiore che tutto può e tutto decide, nel bene e nel male. Ho tanti amici profondamente cattolici, e spero che nessuno di loro si offenda, ma in questi giorni terribili siamo passati, senza colpo ferire, dai bambini morti in Siria, in Israele, in Africa, nel Mediterraneo e chissà dove ancora, ai morti del terremoto, una cosa che avviene “da noi” e che, per questo, ci colpisce ancora di più.
A me viene spontanea una domanda che non ha (almeno credo) una risposta: in tutto questo dolore, dove è Dio?
Più volte, nel passato, mi è capitato di parlare con Uomini e Donne di fede, che mi hanno risposto che Dio è anche nel dolore terreno di ognuno di noi, passaggio obbligato per arrivare alla Vita Eterna. Bene, rispetto questa idea, ammantata di tanta fede, ma che trovo colpevolizzi senza limiti tutti noi che, a quanto pare, ancora oggi paghiamo il peccato originale.
Io, però, credo in una questione molto più terrena, che mi fa dire che Dio in queste cose entra poco o per niente, ma ci sono la fatalità, la sfortuna, l’incuria, l’incapacità dell’uomo e altre cose a farla da padrone, Dio non c’è e non ci può essere in queste cose, perché io non voglio credere in un Dio “cattivo” che punisce una bambina di otto mesi facendole cadere addosso una casa intera, non ci voglio e non ci posso credere.
Tempo fa, ad un funerale di un uomo giovane, stroncato da un infarto, il sacerdote disse una cosa molto sensata, che andava al di là della fede: “Tutto questo non ha un senso”. Con una frase semplice ha detto tutto: tutto questo non ha un senso, succede e basta, e quando succede, occorre solo farsi forza e guardare avanti, magari incazzandosi come pantere, magari bestemmiando, magari piangendo, ma si deve andare avanti.
Chi trova conforto nella Fede forse ha un vantaggio, perché non guarda tanto a quello che succede, ma crede in un “qualcosa” che non si vede, che nessuno di noi ha il diritto di immaginare con le nostre sembianze, ma che rende più forti, almeno così mi dicono. Rispetto profondo per chi crede, ma io resto con la stessa domanda di prima: dove è Dio in tutto questo?
Certo, questo scritto rimarrà incastonato tra le mille foto di vacanze, feste, spiagge, viaggi che ognuno ha il pieno diritto di compiere e di condividere, e forse sembrerà che questo scritto sia fuori posto, ma a me poco importa. Credo che i Social Networks debbano servire non solo a condividere l’allegria, ma debbano servire anche a condividere idee più profonde, magari scomode, ma che fanno parte del quotidiano di ognuno di noi.
Poi, come per la TV, se non volete leggere, basta cambiare canale.