Ieri l’altro si è consumata, in un Paese lontano in tutti i sensi da noi, l’ennesima brutale strage di innocenti che, questa volta, ha preso di mira occidentali che non conoscevano il Corano (almeno questo dicono i testimoni).
9 italiani, presenti in quel Paese per motivi di lavoro, sono tra le vittime di questa barbarie:
Adele Puglisi
Marco Tondat
Claudia Maria D’Antona
Nadia Benedetti
Vincenzo D’Allestro
Maria Rivoli
Cristian Rossi
Claudio Cappelli
Simona Monti
A loro e alle loro famiglie credo dovrebbero andare i sensi del nostro più sentito e profondo dolore, niente altro di questo.
Ma la surrealtà (perché di questo dobbiamo parlare) faceva sì che sabato il problema fosse se Pellè aveva dormito bene o se Conte avesse o meno le idee chiare sulla partita con la Germania, e definisco questo clima surreale perché un po’ tutti ci siamo preoccupati della partita e molto poco di quello che era successo poche ore prima.
Io ammetto che so a malapena dove sia il Bangladesh, non ne conosco usi e tradizioni, non ci sono mai stato, come la maggior parte di quelli che oggi, finita la capacità da allenatori di pallone, diventano tutti strateghi di politica internazionale e di antiterrorismo e riempiono le pagine di “dobbiamo fare così”, come se le soluzioni fossero semplici e a portata di mano.
Io non ho la più pallida idea né di come si allena la Nazionale né di come si risolva il problema della follia omicida di questi qui, non sta a me trovare soluzioni.
Mi permetto solo di dire che, se volessimo fare in modo di isolare i terroristi, forse dovremmo smettere di alimentarli, e dopo le stragi di Parigi ho scritto il mio parere, non certo una ricetta, ma solo un parere: smettiamo di andare in vacanza nei paesi musulmani, smettiamo di gioire quando un Emiro si compra mezza Europa, smettiamo di comprare carburanti arabi, non andiamo più a Dubai, Sharm e altri posti del genere. Serve? Non ne sarei così sicuro, ma di certo i terroristi da qualche parte i soldi li prendono, e forse da lì occorre partire.
E forse dovremmo anche pensare che delocalizzare le produzioni tessili in paesi molto poveri dove lavorano bambini di 5-6 anni non è proprio il modo migliore per “aiutarli a casa loro”, altra ricetta molto comune tra gli strateghi del lunedì.
Non riesco nemmeno a finire di scrivere questo articolo che arriva la notizia, certamente meno evidenziata, di due auto bomba a Baghdad, 126 morti, la maggioranza bambini: orrore senza fine, ma sembra orrore un po’ meno grave, perché “lo fanno a casa loro”, “se si ammazzano tra di loro ne arrivano meno da noi”, e qui l’orrore tocca picchi molto alti.
Ho fatto un parallelismo con la partita di calcio solo per la macabra coincidenza, ma sono sicuro che stasera, se ci sono partite degli Europei, nessuno indosserà il lutto al braccio per i bambini di Baghdad.