Titolo in inglese per brevità e sintesi.
Svolgimento: Genova e le raffinerie.
Mentre noi continuiamo a fare finta di niente, a Genova si sta consumando un dramma ecologico di proporzioni forse non vastissime, ma certamente drammatiche vista la città, le sue dimensioni e la sua orografia.
Che si rompa un tubo di un oleodotto non è cosa così strana, ci mancherebbe, ma le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti quelli che vogliono vedere, oltre naturalmente ai genovesi che non possono non vedere. Quello che mi rattrista e mi preoccupa è che questo nostro benedetto Paese ha fatto politiche di sviluppo industriale veramente strane da capire (è sabato, sono particolarmente buono oggi, perché mi verrebbe da dire altro…), creando delle vere e proprie aree di pericolo latente che assomigliano più a delle piccole Bophal che ad aree dove si fanno le cose con senso logico.
Magari qui si tratta solo di un incidente, io non voglio e non posso farmi “censore” di un singolo episodio, per questo ci sono i plastici di Vespa e i salotti della domenica pomeriggio. Però un commento me lo dovete permettere, e riguarda le politiche industriali e di sviluppo del Paese. Abbiamo, da sempre, pensato che questo fosse un paese da industria pesante, abbiamo caricato di impianti industriali aree del Paese dove tutto ci potrebbe stare tranne una raffineria, o un impianto industriale per l’acciaio o le ceramiche o altre cose del genere. E, da sempre, viviamo con freddezza e irritazione le politiche ambientali e di sicurezza, naturalmente fino a quando non ci sono problemi seri come questo. E allora giù critiche al governo di turno, naturalmente se di colore politico avverso a quello per il quale facciamo il tifo, giù polemiche a non finire, ma quando il clamore scema si parla d’altro.
Ci sono in giro per l’Italia dei distretti industriali molto sviluppati (Genova per il petrolio, Prato per le concerie, Sassuolo per la ceramica, solo per fare tre esempi) che sono cresciuti a dismisura fino a diventare potenziali bombe chimiche; quello che sta accadendo a Genova ne è una dimostrazione. Non so chi di voi frequenti e conosca Genova, città molto bella, con un grande fascino fino a che resti nel centro storico. Nella parte più montuosa della città ci sono decine di impianti petroliferi, spesso scavalcati dai ponti delle tre autostrade che lambiscono o attraversano la città, su ponti altissimi e sospesi sopra le case. Non voglio nemmeno immaginare cosa potrebbe accadere in un bacino così ristretto tra mare e montagna se dovesse esserci un incendio in una di queste raffinerie.
In altri termini: chi ci ha governato negli ultimi 60-70 anni ha pensato che portare lavoro di qualunque tipo fosse un bene, ma solo ovviamente per sé stessi, per la propria sopravvivenza politica, dimenticandosi o facendo finta che le normative di sicurezza fossero importanti e non solo una rottura e che si potesse e si dovesse aggirarle per ottenere più terreno da occupare con stabilimenti, raffinerie e altre cose del genere solo per avere più voti. Ditemi che non così se siete capaci.
Mi si potrebbe dire che lo sviluppo industriale è un bene per il Paese, ma io rispondo che sarebbe stato molto più utile sviluppare Arte, Musica, Spettacolo, Turismo, Food, Archeologia, in un Paese che potrebbe vivere molto bene non dico solo di questo ma certamente meglio di come è oggi. Le energie alternative sono state usate per le ennesime ruberie, per il riciclaggio di denaro, per tutto meno che per lo sviluppo del Paese. Abbiamo discusso anni sulle centrali nucleari, e io resto della mia idea: in un Paese in cui si ruba sui pannolini per adulti negli ospedali (è successo, Piemonte docet) come fai a pensare che opere mastodontiche, complesse e costose come le centrali nucleari potessero essere immuni da ciò? E poi, come fai a pensare che sia possibile costruire quella roba lì in un Paese ad altissima sismicità praticamente ovunque?
Credetemi, dire che dobbiamo ringraziare chi non ha votato al referendum dicendo che “è colpa loro” è sterile, inutile e poco vero: quel referendum non riguardava il petrolio di Genova o di Trieste o di Gela, era per tutt’altro da questo. Poi chi non ha esercitato il proprio diritto-dovere al voto per me ha fatto male, ma ho già scritto su questo e non voglio dilungarmi.
Avremmo dovuto (siamo in ritardo epocale, come sempre) sviluppare eolico, geotermico e solare trenta anni fa, non oggi!
Avremmo dovuto sviluppare il trasporto alternativo a quello su gomma, ma nel Paese della FIAT sembrava quasi impossibile
Avremmo dovuto sviluppare le vie d’acqua, e non lo abbiamo fatto, anche se non c’è solo il Po.
Avremmo dovuto (come quasi sempre) impostare strade diverse rispetto a quelle che abbiamo messo in piedi, spesso per un pugno di voti.
Avremmo dovuto.
Intanto Genova soffoca sotto la puzza di petrolio e gli animali che popolavano il fiume ringraziano.
Gli unici da ringraziare veramente sono, come sempre, gli Uomini e le Donne che si stanno impegnando per limitare i danni fatti da altri.
Vi ringrazio se eviterete polemiche inutili nei commenti.