Giusto due sere fa festeggiavo con un amico la fine di un suo personale incubo giudiziario; era stato coinvolto in una questione piuttosto stupida come “effetto collaterale” dell’inchiesta che ha portato a processo l’ex comandante dei Vigili Urbani (perdonatemi, “Corpo di Polizia di Roma Capitale”), con una assoluzione con formula piena perché “il fatto non sussiste”. Bene, mi ha fatto molto piacere condividere con lui questa piccola (ma neanche tanto) gioia per una vicenda che si chiude anche perché non si doveva nemmeno aprire.
Ieri sera, nella discussione sulle mozioni di sfiducia al Governo, il Presidente del Consiglio se ne esce dicendo che “un avviso di garanzia non è una condanna”, subito dopo che il nuovo Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, una delle più potenti associazioni che ci siano sul Suolo Italico, ha dichiarato che “Non mettiamo in galera le persone perché parlino, ma le mettiamo fuori se parlano”: insidiosa affermazione soprattutto vista la fonte più che autorevole.
Bene, quindi possiamo dire che la strada presa sembra quella giusta: l’avviso di garanzia, nato a tutela dell’indagato, smette di essere uno strumento di tortura e ridiventa quello che deve essere, e cioè uno strumento di garanzia.
Sicuro? No, per nulla. E provo, in due modeste righe, non da tecnico, a spiegare il perché, soprattutto ai fautori del “tutti in galera”, che a me puzza tanto di pesca a strascico: quello che c’è lo piglio, chissenefrega se non c’entra nulla.
Per i reati più gravi contro la Pubblica Amministrazione, siano essi commessi da soggetti esterni o da Pubblici Ufficiali, appena arriva l’avviso di garanzia scattano dei meccanismi di autoprotezione del sistema, per cui con un carico pendente (in gergo si chiama così il processo in corso), non puoi firmare gare d’appalto pubbliche, non puoi partecipare ad un concorso pubblico, se ti scade il passaporto non ti viene rinnovato (mentre in corso di validità puoi andare in Alaska tutte le settimane…..), quindi di fatto vengono “sospesi” alcuni diritti civili.
Bene, qualcuno dirà: è normale, sei sotto processo, che vuoi? Ma se sei sotto processo, non sei condannato, se non a quella cosa ignobile che è la gogna mediatica. Giusto qualche giorno fa pubblicavo l’evidenza di questa stortura, una inchiesta sul Ministero dell’Agricoltura con grande clamore mediatico in prima pagina, ma alla fine dell’inchiesta che ha mandato tutti assolti perché “il fatto non sussiste” due righe a pagina 22 (!!) solo su un quotidiano nazionale, gli altri niente. Bene, ottimo.
Quindi, plaudo alle parole di Renzi, ma mi aspetto fatti concreti in questo senso e, con poco senso della modestia, mi permetto di suggerire alcuni punti che potrebbero essere l’inizio di un percorso virtuoso.
- regole chiare negli appalti, con misure uguali per tutti e facilmente comprensibili, cosa che oggi non è. Il nuovo codice degli appalti è in questo senso? Speriamo.
- norme molto severe su chi sgarra, anche qui con una chiarezza che ad oggi non c’è, e smettiamola con reati ridicoli ed indimostrabili : “Falso ideologico”, o “concorso esterno in associazione mafiosa” solo per citarne due. I reati devono essere dimostrabili e documentabili, non se ne può più del “non poteva non sapere”.
- processi veloci, molto veloci e basati sui fatti e non sulle opinioni o sui teoremi. Mi è stato detto che, a volte, un processo è “il processo della vita di quel Magistrato che lo propone”: bene, ma non può e non deve essere il processo della sua vita giocato sulla vita degli altri.
- se sei indagato, non capisco perché devi smettere di fare quello che stavi facendo, perché non sei condannato ma sei all’inizio di un percorso di confronto con la Magistratura. Questo, ovviamente, per chi non viene preso con le mani nel sacco, e qui intendo proprio con l’evidenza dei fatti contestati.
- prescrizione brevissima, massimo due anni, perché se i fatti contestati sono alla luce del sole nella loro evidenza, a che ti servono 7-8 anni per un processo?
- responsabilità del Magistrato: se si dimostra, in modo inequivocabile, che le accuse sono del tutto infondate (e capita), ne rispondi in prima persona. Tempo fa un famosissimo Magistrato, poi divenuto Parlamentare e poi scrittore, mi ha risposto dicendo che “eh, ma così si mandano tutti assolti per non avere problemi” che è un po’ come dire che un medico non opera nessun malato perché rischia sul suo. Esistono le assicurazioni per questo, e se esistono per i medici non capisco perché non debbano esistere per i magistrati.
- stop immediato e definitivo alla pubblicazione di stralci di intercettazioni che nulla hanno a che vedere con l’inchiesta. L’ultimo caso è quello dell’ex Ministro Guidi, su cui sono piovute tonnellate di fango per fatti privati del tutto slegati dall’inchiesta. E questo punto per me è lo stesso per tutti, ma proprio tutti e da sempre.
- basta con i processi nel salotti domenicali, perché il rischio di condannare prima del tempo dovuto è talmente alto che dovrebbe essere tenuto in considerazione da chi produce e conduce questi programmi: se sbatti il mostro in prima pagina, poi dovresti dargli altrettanto spazio quando “il fatto non sussiste”, ma questo pare non faccia notizia.
E’ un tema complicato, ma se ne dovrebbe parlare bene e nelle sedi competenti (il mio blog non lo è) perché vedo rischi altissimi a carico di chi, per varie ragioni, cade dentro a queste vicende mostruose; poi, mettere in difficoltà chi poco c’entra non serve mai a condannare in modo esemplare chi invece delinque e continua a farlo impunemente.
Perché, non so se lo sapete, ma se hai un carico pendente, non puoi fare un concorso qualunque nella Pubblica Amministrazione, ma puoi candidarti a Sindaco. A me sembra aberrante, e a voi?