Sulla immigrazione ci sono e ci saranno sempre posizioni molto distanti tra loro, non è questo l’argomento di questo post.
Giusto o sbagliato che sia, a Lampedusa arrivano via mare centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini, quelli sopravvissuti ad una traversata che spesso li uccide nel peggiore dei modi. Sono uomini, donne e bambini, molti di loro hanno l’unica colpa di non essere nati in Europa o in Paesi “ricchi”, ma provano ad avere una vita migliore.
Ieri sera da Fabio Fazio c’era il medico che assiste gli immigrati a Lampedusa: “il” medico perché è uno solo, che assiste centinaia di migliaia di esseri umani che arrivano sull’isola, che da solo esamina anche i cadaveri di chi vivo a Lampedusa non ci arriva, che fa nascere bambini da donne che arrivano allo stremo delle forze e che non possono aspettare di arrivare a Agrigento o chissà dove.
Ho ascoltato con attenzione questo medico che, pacatamente e senza rabbia, descriveva quello che fa, aiutato da un infermiere e dalla popolazione lampedusana.
La frase che più mi ha colpito è stata: “quando arrivano, per me sono solo persone, non mi interessa né da dove arrivano né dove vogliono andare, sono persone che hanno bisogno di me”.
Da solo o quasi si occupa di tutto quello che può servire a queste persone, spesso senza nemmeno i mezzi necessari per diagnosi accurate, magari lavorando senza sosta per giorni interi.
E con lui ci sono gli altri, i marinai, i soldati, i finanzieri, la protezione civile, gli abitanti di Lampedusa che non si fanno le domande politiche, che non si preoccupano di sapere chi sono questi che arrivano: per loro sono solo persone che hanno bisogno di aiuto.
Persone, nulla più.
Chapeau a loro.
Spero che nessuno adesso faccia “distinguo” sul fenomeno migratorio, io sto parlando di chi assiste gli immigrati e lo fa solo perché sono persone come noi.
Nobel per la Pace a Lampedusa.