Le dimissioni forzate del Sindaco Marino hanno, da tempo, portato al Campidoglio il Prefetto Tronca, forte dei successi del suo mandato di Prefetto a Milano.
Persona schiva, non molto incline alle telecamere, ha iniziato a lavorare da Prefetto (quale è), e credo si sia reso conto subito che Expo rispetto al Comune di Roma è stato uno scherzetto da scuola media inferiore.
Sì, perché la gestione della Capitale è una cosa complessa, articolata in mille rivoli e fiumiciattoli figli della politica clientelare degli ultimi 60 anni, con un numero di dipendenti impressionante e pari solo alla evidente inefficienza degli uffici comunali. Certo, non tutti, ma molti sì. Se andate a ritroso nel blog che state pazientemente guardando, troverete già alcuni articoli da me indegnamente scritti nei mesi passati.
Bene, il Prefetto Tronca adesso ha fatto uscire allo scoperto una cosa arcinota a tutti, e della quale gli ultimi due Sindaci della Capitale dicono di essersi occupati: le case del Comune in affitto.
E adesso giù scandali, inchieste, commissioni, task forces, indignazione a poco prezzo, insinuazioni politiche di vario tipo e il solito trito e ritrito bla bla. Ma quello che rende questa storia ridicola, se non fosse tragica, è che pare che tra gli affitti scandalosi ci siano appartamenti a privati (forse qualcuno di loro vanta anche dei diritti), ma anche sedi di partito da destra a sinistra, circoli sportivi della cosiddetta “Roma bene”, ambasciate, e chissà cosa che ancora non sappiamo.
Il Prefetto ha dichiarato guerra a questo sconcio, e ha detto chiaramente che “chi non è in regola verrà sfrattato”; certo, come no Signor Prefetto!! Quindi (stando alle inchieste giornalistiche uscite oggi) Lei pensa di sfrattare l’Ambasciata di Francia che affitta Palazzo Farnese, la sede dell’Isitituto di Cultura dell’Ambasciata d’Egitto (zona Colosseo), il Circolo Canottieri Aniene ( Parioli) e altre cosette del genere?
In bocca al lupo, c’è tanto da fare, ammesso e non concesso (lo ripeto per mero amore di verità) che queste notizie siano vere. Compresa la notizia che questo giochino costa alla Amministrazione capitolina circa 100.000.000€ all’anno: soldi nostri.
Nello stesso giorno, c’è una notizia che forse a molti è sfuggita e che riguarda ATAC, società che nella maggior parte dei Paesi civili sarebbe fallita da almeno dieci anni.
Ieri il nuovo Direttore Generale di ATAC, Marco Rettighieri (voluto dal Prefetto Tronca) ha tolto le deleghe al capo del Personale, Giuseppe De Paoli (poi licenziato in tronco) , al direttore della divisione Servizi per la Mobilità Emilio Cera, e a Franco Middei, responsabile della direzione Affari legali, patrimonio e acquisti. Detta così sembra una normale procedura di asseverazione di una struttura alle leggi, ma per ATAC è (credo) una novità assoluta, che dovrebbe fare molto rumore e, invece, passa quasi sotto silenzio, perché politicamente è un macigno nello stagno.
Ma queste due cose (e non sono nemmeno le sole) mi portano a pensare e a ribadire che, per riportare Roma ad un minimo di credibilità amministrativa, non ci vuole da subito Alfio Marchini, o Francesco Storace, o Giorgia Meloni, o Roberto Giachetti o Diabolik: a mio avviso, cosa che ho già scritto qualche tempo fa, occorre pensare ad una sorta di Commissario straordinario con pieni poteri (che il Prefetto Tronca pare non avere) per almeno due anni con il preciso mandato di “fare ordine”, a partire da capire quanti sono i dipendenti del Comune di Roma che, tra diretti ed indiretti, pare che siano almeno 64.000. La Regione Lombardia ne ha 3.000, tanto per dire. Per fare questo, occorre pensare (sempre secondo il mio inutile parere) ad un Ufficiale delle Forze dell’Ordine, uno di quelli che non si spaventa a vivere sotto scorta, uno che se trova un proiettile sulla scrivania lo usa per sparare, insomma uno (o una) con gli attributi.
Sospensione della democrazia? Certo, esattamente come aspettare ore un autobus, oppure pagare tasse indecenti per avere la spazzatura sotto casa, o farsi il segno della croce se si ha bisogno di un ufficio pubblico, o altre amenità del genere alle quali, purtroppo, chi vive a Roma è rassegnato da tanti, troppi anni.
Non succederà, ma per me è l’unica soluzione e vorrei sommessamente ricordare che a Pompei (area scavi) e a Salerno (ASL) dove questa cosa si è fatta, i risultati si sono visti.