Qualche tempo fa ho scritto un pezzo nel quale parlavo di un episodio singolare ma importante.
In un paesino della costiera amalfitana arriva un gruppo di clandestini che vengono rifocillati da chi riapre il suo negozio apposta e dal Sindaco che offre loro riparo per la notte. Apriti cielo: maree informi di commenti del tipo “speriamo che apra anche quando passeranno gli italiani affamati”, come se aiutare il prossimo sia sempre un problema degli altri e mai nostro.
Il mio commento a quelle frasi scellerate (per non dire altro) è stato e rimane: ma tu che commenti dal divano esecrando un comportamento di servizio verso chi ha meno di te, cosa fai nel tuo piccolo per gli altri? Ovviamente la domanda rimane senza risposta, a maggior ragione in questi strani giorni pre-natalizi.
Ma ci sono anche quelli che, senza nessuna spinta particolare, senza badare ai passaporti, le cose le fanno e basta. Perché è così che si fa: prima faccio, poi se mi rimane il tempo e la voglia posso criticare gli altri.
Sono stato testimone indiretto in questi giorni di alcuni gesti davvero clamorosi di altruismo e generosità, dei quali non scrivo i particolari su precisa richiesta dei protagonisti che non vogliono farsi pubblicità, e lo capisco molto bene. Bravi, ma sul serio, perché hanno superato molti dubbi e molti ostacoli frapposti anche da chi, per vocazione evangelica, avrebbero dovuto essere i primi a mettersi a disposizione di chi ha bisogno e, invece, hanno palesemente rifiutato di aiutare chi chiedeva solo un tetto per una notte. E non si vergognano nemmeno, quando la mattina dopo predicano di altruismo e spirito natalizio.
Ci vuole coraggio a fare del bene, ma dopo ti senti meglio. E’ una sensazione che anche io ho provato oggi, dopo avere fatto un piccolo gesto simbolico per una comunità religiosa del mio paese; anche qui non mi dilungo in dettagli perché sono inutili e fuorvianti.
Quello che vi scrivo non ha nulla di natalizio, ma ha molto di cristiano, il ché detto da un laico assume ancora maggior valore.
Adesso che si può andare in giro con più libertà, invece dei soliti lamenti contro qualcuno, fate una cosa semplice: uscite di casa e guardatevi attorno.
E’ molto probabile che anche vicino a casa vostra, sotto qualche portico o dentro qualche portone, ci sia qualcuno che ha bisogno di voi. Non c’è bisogno di essere Madre Teresa per fare del bene, a volte basta davvero poco. Perché quello che per voi è poco, per altri può essere tantissimo e voi semplicemente non lo sapete o non potete misurare il valore delle cose, perché per voi possono essere scontate e magari addirittura inutili.
Chi va a portare aiuti lontano da casa fa benissimo, ha tutto il mio appoggio e la mia incondizionata ammirazione, perché io non sarei capace di andare in posti dove la miseria è padrona, dove la vita vale pochissimo; questo però non mi esime dal fare qualcosa qui, perché anche qui ci può essere bisogno, dovremmo solo evitare di girare la testa dall’altra parte.
E, naturalmente, farlo sempre, non solo a Natale perché “siamo tutti più buoni”, anche perché non è per niente vero che siamo più buoni: sono sempre stato convinto che in questi periodi quello che emerge di più sia l’egoismo e la frenesia, quasi mai la bontà di plastica che vediamo in TV.
Fare del bene fa bene.
Ricordatevelo quando uscite di casa, guardatevi attorno e forse troverete qualcosa anche voi.
Fatelo.