Devo dire che uno dei sentimenti più forti di questi giorni strani e drammatici è proprio questo: tristezza.
Ma non solo e non tanto per la situazione pandemica, i decessi, i malati e tutto il resto, perché su questo ho già più volte detto il mio parere e non vorrei annoiare nessuno.
La tristezza di oggi è rappresentata dal vuoto cosmico di molti, troppi concittadini che vivono questo momento drammatico con una dicotomia che lascia a dir poco basiti.
Premesso, per l’ennesima volta, che non voglio e non mi interessa difendere un governo semplicemente indifendibile, vedo che qualsiasi cosa venga decisa a Palazzo Chigi trova sempre le stesse persone pronte a sparare ad alzo zero, spesso senza farsi nemmeno mezza domanda.
Partiamo da un dato di fatto (secondo questi signori); l’Italia, per colpa di questo Governo, è un paese alla fame, ormai morto e pronto per essere svenduto ai cinesi che arriveranno a frotte per comprarsi le aziende italiane che il governo non ha aiutato.
Bene, comincio con una domanda: ma quale governo ha mai DAVVERO aiutato le imprese italiane? Lavoro da 35 anni, qualche azienda l’ho vista anche io, e le questioni erano sempre le stesse. Il Governo non aiuta, troppa burocrazia, troppe tasse, pochi investimenti e bla bla bla . Ma adesso che affrontiamo una vera emergenza planetaria la colpa è di Conte & C, come se avessero ereditato l’Eldorado e ne avessero fatto crocchette per cani.
Ma quello che mi fa davvero impazzire è che gli stessi che urlano al disastro nazionale sono quelli che dicono che loro DEVONO andare a sciare, perché è un diritto che nessuno può togliere, mettendo addirittura in mezzo la Costituzione, dicendo che questo è un governo fascista ed autoritario. Peccato che molti di loro abbiano probabilmente il busto di mussolini (volutamente minuscolo) sulla scrivania. Quindi siamo alla fame ma si deve andare a sciare? Solo io vedo una contraddizione spaventosa? Perché, vedete, se questi signori avessero parlato della macchina del turismo invernale che è inceppata, allora avrei capito. Se avessero parlato di incentivi agli impianti, ai maestri di sci, ai ristoratori, agli albergatori della montagna avrei capito, ma se il tema è che io DEVO andare a sciare, non capisco più. Così come non capisco come un paese alla fame possa fare la fila per un telefono o un tablet o per l’apertura di un centro commerciale; davvero, sarà un mio limite ma non capisco.
Sull’ultimo punto credo sia necessario fare un complimentone alla meravigliosa macchina organizzativa del Comune di Roma: in piena pandemia, con metà Italia chiusa o semichiusa, con regole più o meno ferree che dovrebbero essere rispettate da tutti, il Comune di Roma autorizza l’apertura di un centro commerciale che porta 14 km di coda sul raccordo anulare e qualche centinaio di persone in fila in questo posto, con addirittura la presenza di un assessore (mi pare) al taglio del nastro. Io, come molti altri, nello stesso momento stavo rinunciando alla pizza con gli amici perché qui non si può. Qui no, lì sì.
Stesso discorso, legato agli assembramenti, vale per la questione Maradona, sulla quale ho fin qui evitato dire la mia per non attirarmi insulti dagli amici napoletani. Mi astengo dal commentare le lodi sperticate al calciatore, dimenticando tutto il resto, perché ho trovato davvero surreale tutto. Ma surreale non è stato “l’omaggio” dei tifosi (pare circa 20.000 persone) davanti allo stadio San Paolo (per me cambierà nome quando lo deciderà la proprietà). Anche qui stessa considerazione: qualche milione di pirla in casa e 20.000 scalmanati davanti allo stadio. E faccio notare che lo sceriffo salernitano, questa volta, nulla ha detto sulla possibilità di mandare i carabinieri con i lanciafiamme, chissà perché. Per favore, non ditemi che “solo un napoletano può capire questa cosa di Maradona”, perché nello specifico di quello che dico io non c’è proprio nulla che possa giustificare quelle manifestazioni semplicemente vietate: non c’è tifo, fenomeno, santone, dio in terra, o chissà cosa che possa giustificare Piazza Plebiscito piena di gente mentre il Gambrinus chiude per carenza di clienti. Ci sarebbe voluto un po’ di buon senso, cosa che latita parecchio ovunque. Vi dico anche che avrei detto la stessa cosa per Milano o Torino o un’altra città: non me frega nulla della latitudine, ci mancherebbe.
Poi veniamo a oggi e all’ennesima conferenza stampa del presidente del coniglio (errore voluto). Ammetto di averla ascoltata perché volevo capire cosa succederà nei prossimi giorni, e ammetto di aver capito poco. Ma credo che il mio comprendonio sia stato fortemente influenzato da un teatrino degno di una pessima dittatura africana, teatrino orchestrato da quel signore che paghiamo profumatamente (soldi nostri) per fare il portavoce della Presidenza del Consiglio.
Quando è stata data la possibilità delle domande ai giornalisti, ho sentito solo la prima, ovviamente concordata, ovviamente filtrata ed edulcorata a favor di premier e devo dire che la mia digestione ha subito un duro colpo. Viene data la parola ad una giornalista, con la stessa naturalezza di un pessimo film anni 50, che pone una sfilza di domande al presidente del coniglio, chiosando con “Lei in questi giorni ha subito attacchi molto pesanti che hanno coinvolto anche la Sua compagna, che ne pensa, come si sente?” o baggianate del genere. Un bravo portavoce avrebbe semplicemente detto a questa signora che la domanda era talmente fuori luogo da apparire davvero stupida, e invece non solo quella domanda la si è costruita, ma il presidente del coniglio ha risposto iniziando da lì, mettendo in secondo piano i malati, i vaccini, il MES, la situazione, le terapie intensive, i poveri, le persone sole. Bravo, ma bravo bravo. Siamo al paradosso del grande fratello di stato; peraltro devo dire che quella vicenda, per come è stata raccontata, è davvero grottesca nel suo insieme, che un deputato addirittura presenti una querela è una roba mai vista, perché anche ammesso che le cose siano andate nel peggiore dei modi, ma davvero possiamo perdere tempo con queste boiate? Ma sul serio vi siete dimenticati degli aerei di stato che portavano amici ed amiche dell’allora premier in Costa Smeralda? Ma sul serio avete dimenticato le tante vicende ben più gravi di questa di oggi? Vi prego, no.
Ne esce, almeno per me, un quadro devastante, di un paese sì inn mano a quattro peracottari, ma anche animato da sentimenti davvero piccoli, miseri, inutili, a maggior ragione adesso, a maggior ragione davanti ai 998 decessi di oggi: ma possibile che si debba parlare (sia bene che male) di ogni singola decisione che viene presa? Questo governo c’è (per colpa di chi ha votato questi qui) e questo governo ci teniamo, per almeno due ragioni: la prima è che anche al di fuori di questi qui, mi pare che ci sia il deserto politico, sia perché adesso tutto possiamo pensare tranne che una crisi di governo.
Tralascio, per non annoiare nessuno, la triste polemica sui “nonni da soli nel comune vicino che non posso andare a trovare per Natale, anche perché non mi ricordo quando è stata l’ultima volta che l’ho visto”, oppure la polemica sul “ah, ci tolgono anche il cenone di Natale”, detto dagli stessi che l’anno scorso (il 26 dicembre per la precisione) hanno scritto su Facebook “e anche questo natale se lo semo tolto dalle palle”, perché l’anno scorso era una rottura di palle ma quest’anno non si può fare senza.
E la tristezza mi pervade.